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Economia, Coldiretti: “La paura della Brexit condiziona l’export del Made in Liguria”

Nell'associazione di categoria c'è però ottimismo: "E' comunque corsa all'acquisto per l'alimentare italiano che vola a +17,3%"

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Liguria. Nel 2018 crolla del 26% l’intero export ligure verso il Regno Unito, mentre, a livello nazionale nei primi mesi 2019, si registra un’accelerata, dettata dalla paura della Brexit, per i prodotti agroalimentari che volano del 17,3% con la corsa agli acquisti degli inglesi per fare scorte prima dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi previsti con lo scadere del termine al 29 marzo. Lo spiega Coldiretti Liguria, analizzando la situazione che si sta verificando in questi primi mesi del 2019 dove, a livello nazionale, si è registrato un boom delle esportazioni di prodotti alimentari Made in Italy verso la Gran Bretagna, raggiungendo i 243 milioni di euro in un solo mese (dati Istat).

“È un dato certo che il timore della Brexit anche per la nostra regione, può causare un impedimento all’export di tutte quelle aziende locali che trovano in questo commercio una fonte adeguata e redditizia per la loro attività. L’arrivo dei dazi pronti a scattare il 29 marzo fa preoccupare non poco tutte le aziende, ma a turbare sono anche le condizioni favorevoli previste per le importazioni da Paesi extracomunitari. Per i Paesi non membri dell’Ue la quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall’attuale 56 al 92% mentre per i beni in arrivo dall’Unione Europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbe liberamente in Gran Bretagna solo l’82% dei prodotti. A rischio sono i 3,4 miliardi di euro di export agroalimentare Made in Italy che ha raggiunto nel 2018 il record storico” spiegano da Coldiretti Liguria.

“I possibili impedimenti al commercio con il Regno Unito – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rischiano di condizionare l’export del Made in Liguria, andando a colpire, per quanto riguarda l’agroalimentare, ad esempio l’export di eccellenze locali quali vino e olio. Attualmente la mancanza di un accordo è lo scenario peggiore perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop)”.

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