Savona. “Il contenuto del post niente ha a che vedere con la posizione politica di Camiciottoli sull’immigrazione ed è una semplice aggressione personale alla Boldrini quale donna”. E’ uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza, depositata nei giorni scorsi, con cui il giudice Emilio Fois lo scorso gennaio ha condannato il sindaco di Pontinvrea, il leghista Matteo Camiciottoli, a ventimila euro di multa, oltre ad un risarcimento di pari valore per la persona offesa e di 100 euro ciascuna per le altre parti civili (cinque associazioni che tutelano le donne) per diffamazione nei confronti dell’onorevole Laura Boldrini in riferimento ad un post pubblicato su Facebook nel novembre 2017 riferito allo stupro di gruppo avvenuto a Rimini.
“La frase incriminata ironizza sulla possibilità di collocare uno degli imputati agli arresti domiciliari a casa della Boldrini ipotizzando che ciò l’avrebbe fatta sorridere. In sostanza Camiciottoli afferma con sarcasmo che la reiterazione del reato all’interno del domicilio di arresto, e quindi ai danni della stessa Boldrini, non sarebbe dispiaciuta affatto alla persona offesa, ma anzi che la stessa ne avrebbe tratto un’occasione di buonumore” scrive il giudice nella sua sentenza.
Parole che, secondo il tribunale di Savona, non sono riconducibili al dibattito sull’immigrazione, ma è “una semplice aggressione personale alla Boldrini quale donna”. Il giudice Fois nel motivare la sua decisione riconosce che, a differenza di quanto sostenuto dalla parte civile, il messaggio di Camiciottoli non fosse un invito allo stupore, ma “non per questo non lede l’onore e la reputazione della donna presa di mira che viene attaccata e dileggiata negli aspetti più intimi”.
Di qui la condanna per diffamazione tenuto anche conto che “il messaggio ha avuto subito un’ampia notorietà, sia diretta, per via del numero di follower dello stesso Camiciottoli (2000-2500 secondo quanto viene dichiarato da lui stesso) sia attraverso le risposte (che il messaggio espressamente richiedeva), le condivisioni ed i like, tanto che, in breve, ha assunto, portata nazionale come dimostra l’interessamento di quotidiani a tiratura nazionale e di importanti trasmissioni radiofoniche e televisive”.
Ora che le motivazioni della sentenza sono note, il sindaco di Pontinvrea avrà la possibilità di impugnarla in corte d’appello. Dopo la condanna, infatti, il primo cittadino aveva ribadito: “Non mi pento di quel tweet perché non era un incitamento allo stupro, era un attacco a delle politiche che sono lontane da me. Chi mi conosce lo sa. Io devo rendere conto alla mia coscienza. Credo che il giudice abbia emesso una ‘buona’ sentenza. Ma la appelleremo: siamo convinti di non dovere un centesimo all’onorevole Boldrini, di non dovere un centesimo alle associazioni. Rimaniamo dell’idea che la mia fosse sono un’aspra critica ad una politica che oggi è stata rinnegata, probabilmente per un interesse di consensi, ma che qualunque italiano sa che è sempre stata portata avanti dall’onorevole Boldrini”.