Scoperta

Carcare, il progetto Eee porta gli alunni del liceo Calasanzio al Cern di Ginevra

Nella settimana dal 24 febbraio al 2 marzo

Liceo Calasanzio Carcare Cern

Carcare. Dieci alunni del liceo Calasanzio di Carcare, grazie al progetto “Extreme Energy Events (Eee) – La Scienza nelle Scuole”, direttamente al Cern di Ginevra. Nella settimana dal 24 febbraio al 2 marzo alcuni studenti delle terze scientifico, accompagnati dall’insegnante professoressa Michela Occhetto, hanno partecipato presso il Cern alla costruzione, a partire da materiali poveri quali vetri, filo da pesca, nastri di rame, legno e plastica, di Multi-gap Resistive Plate Chamber (Mrpc), un rivelatore di particelle dalle performance straordinarie.

Il progetto Eee consiste in una speciale attività di ricerca, ideata dal professor Antonino Zichichi, coordinata e finanziata e gestita dal Museo Storico per la Fisica e centro studi e ricerche “Enrico Fermi” di Roma, in collaborazione con il Cern, l’Infn e una decina di università italiane, sullo studio dei raggi cosmici, condotta con il contributo determinante di studenti e docenti di istituti scolastici superiori.

Il liceo valbormidese fa parte di un gruppo di circa 110 scuole (di cui altre tre sono savonesi), 52 delle quali ospitano nei propri locali un rivelatore per la misura delle particelle muoniche presenti nei raggi cosmici. Una volta arrivato il telescopio a Carcare, tra le mura del Calasanzio, saranno gli allievi stessi ad avere la responsabilità del controllo del suo corretto funzionamento, partecipando alle misurazioni da effettuarsi e curando l’analisi dei dati.

Questa attività, che rientra anche tra quelle di alternanza scuola–lavoro offerte dal liceo, ha permesso ai ragazzi di collaborare al Cern con ricercatori provenienti da diversi paesi e di vivere l’atmosfera di uno dei laboratori più importanti al mondo per lo studio delle particelle elementari.

Liceo Calasanzio Carcare Cern

Oltre le attività in laboratorio, il programma ha previsto anche visite ad alcuni fra i siti sperimentali quali: il rivelatore dell’esperimento Alice, installato presso il Large Hadron Collider (Lhc) dove sono montati, tra gli altri, dispositivi molto simili a quelli costruiti dagli allievi, ed Aegis, una vera e propria fabbrica di antimateria, dove vengono decelerati antiprotoni e positroni per creare antidrogeno e studiarne le proprietà.

I ragazzi sono stati seguiti nell’attività di costruzione delle camere del rilevatore dall’attenta ed esperta figura di Roman Zuyeuski, ricercatore bielorusso dai modi a volte rudi, ma che li ha fatti lavorare con il massimo impegno.

Commenta una studentessa di nome Bianca: “Uno degli aspetti che mi ha colpita di più è quello della solidarietà. “Il Cern è di tutti” è il motto che ci ha accompagnati durante il nostro soggiorno; una lampante prova di come la scienza riesca ad abbattere muri tra etnie diverse, rendendoci cittadini di un mondo che sta cercando di capirsi e spiegarsi sempre di più”.

Aggiunge Alyssa: “Far parte di Eee implica volontà e dedizione. Vivere, anche se per poco, ciò che in precedenza ci era solo concesso immaginare motiva a impegnarsi sempre di più per ciò che si ritiene davvero importante”.

E conclude Irene: “Sembrerà assurdo, ma uno degli aspetti che mi sono rimasti più impressi è stata la zona della mensa. Eh sì, perché osservare ricercatori, fisici, ingegneri mentre mangiano in pausa pranzo è stato illuminante: tutti discutevano sulle loro teorie ed esperimenti; chi non discuteva, pensava. La passione era viva nei loro occhi”.

Un’esperienza quella al Cern, quindi, davvero in linea con le più attuali metodologie didattiche, quali l’apprendimento cooperativo e l’imparare facendo: questa impegnativa, stimolante ed irripetibile attività ha, infatti, consentito agli alunni di entrare in contatto con le metodologie di lavoro tipiche di un laboratorio di ricerca, affrontare problemi nuovi, trovare le soluzioni adeguate ad ogni situazione, rendendoli responsabili delle varie fasi di costruzione. E, cosa che non guasta, gli studenti hanno anche affinato le loro capacità di comunicazione in lingua inglese.

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