Savona. “La centrale sta lì da 50 anni. E’ evidente che qualora ci fosse stata ansia da parte di qualche cittadino non può essere certo attribuita a Tirreno Power, ma a chi ha strumentalmente fatto affermazioni ingiustificate sull’impatto della centrale. Affermazioni ufficialmente smentite dalle relazioni ambientale e sanitaria dell’osservatorio della Regione Liguria”. E’ questo il commento che arriva da Tirreno Power dopo l’udienza di questa mattina nella quale una cinquantina di cittadini si sono costituiti come parte civile nel processo relativo all’inchiesta sulla centrale per chiedere un danno morale.
Una richiesta che, come si evince dalla breve nota diffusa nel pomeriggio, l’azienda evidentemente non ritiene fondata. Già dopo la prima udienza Tirreno Power aveva ribadito la correttezza nella gestione della centrale vadese: “Oggi ci sono i dati ufficiali che affermano in modo chiaro che la centrale a carbone non ha provocato né danni alla salute né all’ambiente. Dopo l’archiviazione dell’omicidio colposo e dell’abuso d’ufficio con i dati reali prodotti dalla Regione Liguria siamo certi che anche verrà dimostrato anche in questo caso l’insussistenza di quanto viene contestato. Ora chiediamo che la giustizia restituisca la verità a un territorio e alle centinaia di lavoratori che hanno vissuto sulla loro pelle un dramma sociale inutile e ingiustificato”.
Il processo per disastro ambientale e sanitario colposo, che vede a giudizio ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power, riprenderà a marzo. Questa mattina, oltre alle 48 persone fisiche, si sono costituiti come parti civili anche il Ministero della Salute, Accademia Kronos, il Codacons, Cittadinanza Attiva, Articolo 32, Adoc e il Ministero dell’Ambiente.