Per un pensiero altro

Ma finalmente arriva l’eroe!

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“Certe relazioni finiscono in un labirinto: ci si cerca e non ci si trova” sostiene lo scrittore e regista Jean Josipovici, molte storie d’amore seguono questo canovaccio, quella che vi voglio narrare è ancora più complessa. Il nostro racconto riprende in una stanza interna della reggia di Atene, il re, Egeo, sta conversando con il figlio primogenito, suo erede, il principe Teseo.

Il momento è drammatico, è giunta la data della terribile consegna. Come i più attenti ricorderanno, Minosse aveva imposto alle città vassalle della Grecia un obolo annuale ed era arrivata la scadenza ateniese. Già erano stati individuati nove fanciulli glabri e nove fanciulle intonse per soddisfare la fame bestiale del mostro di Creta, già era stata approntata la nave che avrebbe condotto le vittime sacrificali all’isola quando il principe Teseo si offrì di accompagnare i giovinetti nel loro ultimo viaggio. Teseo, come tutti gli eroi, era giovane, bello ed impavido.

Circa la sua astuzia e la sua correttezza nulla si racconta. Forse se avesse avuto modo di conoscere il pensiero di Machiavelli intorno alle qualità indispensabili ad un buon principe, sarebbe stato meno spavaldo. Per usare le allegorie del grande fiorentino, pur riconoscendo come in suo possesso le qualità leonine, peraltro non ancora dimostrate, di forza e coraggio, come vedremo quelle della “golpe” non gli erano così famigliari. Per quanto riguarda l’utilitaristica abilità amorale dell’inganno…

Ma procediamo per ordine. Il giovane stava rispondendo all’insistente preghiera del padre affinchè desistesse dal suo intento: “Amato padre e saggio re – declamava col petto gonfio di giovanile tracotanza – parto per un viaggio di morte, affronterò il mostro cornomunito ed uno di noi due è destinato a soccombere. Sono consapevole del pericolo ma non posso accettare oltre che Atene offra i suoi giovani per il suo pasto bestiale. Porterò con me delle vele nere, nel caso dovessi essere sconfitto i miei marinai isseranno le vele a lutto così che tu abbia la funerea notizia di lontano, che sia il mare a comunicartela. Ma se vedrai sorgere all’orizzonte la mia nave con delle vele bianche, saprai che tuo figlio ritorna vincitore”.

Al saggio re non rimaneva che raggiungere capo Sunio da dove attendere il ritorno del figlio invocando la protezione di Atena e sperando di poter vedere delle vele candide gonfiarsi verso il Pireo. Il viaggio fu accompagnato da un benaugurante vento del nord e la tragica nave raggiunse velocemente le coste cretesi, addirittura qualche giorno prima della data fissata per l’offerta. Qui, di certo per volontà degli dei, Teseo ebbe il tempo di conoscere una bellissima giovane ed i due subito furono abbracciati dal dio della passione. La giovane e bella fanciulla era, inevitabilmente, anch’essa di sangue reale, figlia di Minosse e Pasifae, era la principessa Arianna. Oltre che per l’ineguagliabile bellezza, era nota per l’astuzia e la saggezza, anche se, personalmente, nutro qualche riserva su questa seconda qualità.

I pochi giorni che mancavano alla data della consegna videro crescere l’amore di Arianna e, così narra il mito, anche quello dell’eroe ateniese. Arianna cercò di dissuadere l’amato dalla tragica impresa ma inutilmente, in fondo il Minotauro era suo fratellastro, erano stati concepiti dalla stessa madre ma, com’è nella natura delle cose, il suo cuore batteva più forte per Teseo. Fu così che si mise a lucidare la sua armatura con particolare cura dello scudo che rese tanto splendente da sembrare uno specchio. Intanto Teseo cominciava a meditare intorno alle difficoltà del progetto: se anche fosse riuscito a sconfiggere il mostro come avrebbe potuto mai riconquistare l’uscita del labirinto?

Forse progettava di desistere, ma Arianna gli risolse il problema, che la cosa lo rendesse felice non ci è dato sapere. L’astuta principessa così lo rincuorò: “Mio dolce amore, non temere, sarà sufficiente legarti in vita questo filo, io dipanerò la matassa e tratterrò l’altro capo, non appena ucciso il mio fratellastro potrai guadagnare l’uscita riavvolgendolo”. Nulla più impediva all’eroe di portare a termine il suo intento, fu così che si accinse ad entrare nel mitico labirinto. A questo punto il mito racconta del coraggio di Teseo e di come sconfisse il mostro, ma noi abbiamo notizie di ben altro svolgimento, in effetti l’unica versione oculare è quella di Teseo, ma indizi interessanti giustificano una diversa narrazione: perché al rientro dall’impresa la sua spada non riportava tracce di sangue? Perché si narra che nessuno abbia avvertito i tipici rumori della battaglia? Perché diversi presenti affermano di aver sentito la voce del mostro pronunciare terribili parole? Ma si è esaurito il nostro spazio per oggi e la versione “altra” dell’epilogo ci rimanda al prossimo appuntamento.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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