Per un pensiero altro

Il labirinto del peccato

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“Il labirinto lo costruisce la paura di essere giudicati”. È quanto afferma il poeta spagnolo Ramón Andrés e mi sembra un perfetto incipit per proseguire l’analisi del mito che abbiamo intraprese nel corso degli ultimi due appuntamenti. Riprendiamo la nostra narrazione critica nel momento in cui, venuto al mondo l’incolpevole creatura frutto dell’egotismo di un Dio, della tracotanza ottusa di un re, della incolpevole depravazione di una regina e della deviata passione di un toro divino, il piccolo corno munito si trova circondato dalla vergogna della madre, dell’ira regale del padre e dello sbigottimento di un intero popolo.

Forse l’unico soddisfatto dalla sua nascita era il dio Poseidon ma solo per un compiaciuto piacere generato nel suo orgoglioso animo divino dal dolore procurato, insomma, non proprio un benvenuto alla vita. Il piccolo, evidentemente incolpevole, fu immediatamente definito “un mostro”. Precisiamo che viene definito in questo modo tutto ciò che non rientra nei canoni autoreferenziali della nostra estetica antropogenetica, ma troppo tempo richiederebbe un approfondimento al riguardo, devo necessariamente darlo per concetto acquisito. Basti pensare che dal punto di vista di un ragno certo noi non siamo ben riusciti così come, senza arrivare all’aracnofobia, gran parte dell’umanità non ama particolarmente l’eccesso di zampe che caratterizza la specie in questione.

Ma torniamo al piccolino: già battezzarlo Minotauro non rivela particolare buon gusto, ma certo precisione onomastica, la paternità ambigua fonde il genitore biologico a quello legale, Minosse al toro, da cui il nome col quale il povero neonato è destinato a convirere nel mito. Nulla si conosce dell’infanzia del piccolo, unico dato certo è che era urgente, per il buon nome dei genitori, nascondere al popolo il peccato, ma quale peccato? Dal punto di vista del re il peccato era presumibile fosse stato consumato da quella depravata della sua consorte, dal punto di vista di Poseidon il vero colpevole era sicuramente Minosse, nell’ottica di Pasifae la responsabilità era indubbiamnete da imputare all’arroganza del maschio, a nessuno, pare, sia venuta l’idea di chiedersi cosa mai ne pensasse l’ignaro neonato. Quel che è certo è che la reale famiglia ritenne opportuno nascondere il frutto della colpa, così Minosse, forse su consiglio della pragmatica sposa, decise di ricorrere nuovamente alle competenze dei due geniali costruttori greci che già tanto efficacemente si erano prodigati per soddisfare le sue fantasie.

Fu così che Dedalo ed Icaro si videro assegnare un nuovo arduo compito, costruire un labirinto nel quale fosse possibile entrare ma impossibile uscire. I due subito si misero all’opera e realizzarono un edificio davvero complesso nel quale venne rinchiuso il piccolo mostro, va forse fatto notare che due genitori che decidono di imprigionare fino alla morte il loro piccolo non si possono certo reputare meglio di mostri, ma di questo il mito poco si cura. Placata la sua sete di vendetta il grande Poseidon continua ad elargire fortune e ricchezze all’isola di Creta che oramai ha egemonizzato anche le giovani poleis greche, Minosse prosegue la sua gloriosa carriera politica e, probabilmente, Pasifae si sta facendo rifare il seno e praticare un costoso lifting.

Intanto il piccolo cresce solo e triste nella sua prigione, l’efficacia dell’edificio soddisfa il committente che generosamente ritiene opportuno nutrire l’informe progenie, bontà sua, e delibera che gli vengano offerte come pasto giovani creature. Per non gravare impoliticamente sul proprio popolo, però, delibera che vengano offerte in obolo dalle poleis greche, le vittime sacrificali per il nutrimento del Minotauro. Non ci è dato sapere se si sia mai provato ad offrire allo stesso alternative come latte in biberon o, magari in seguito lasagne o, in età adolescenziale, qualche specialità di Mc Donald, si decise che, essendo un mostro, non poteva che nutrirsi di carne umana. Credo si possa affermare che, non avendo alternative, l’ibrido essere, non potè che imparare a sopravvivere a spese delle povere creature offertegli. Resta da chiarire come vennero retribuiti i geniali creatori del labirinto ed a questo proposito vi do appuntamento al prossimo incontro per rinnovare il piacere di “un pensiero altro”.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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