Savona. “La giustizia ha fatto il suo corso, siamo contenti e soddisfatti per lei. Janira se lo meritava. Non è stato facile essere qui ad ogni udienza, ma glielo dovevamo”. Sono queste le prime parole di Rossano D’Amato e Tiziana Cellerino, i genitori di Janira D’Amato, dopo la sentenza di condanna all’ergastolo per l’assassino della figlia Alessio Alamia.
“Ci sono state vicino tante persone: amici, parenti e famigliari e i nostri meravigliosi avvocati. Siamo stati seguiti da tutti, anche da persone che non conoscevamo che ci sono state vicine. Ringraziamo tutti” hanno proseguito i genitori di Janira.
I famigliari della ragazza uccisa a Pietra Ligure il 7 aprile del 2017, che hanno accolto con grande compostezza e dignità (la stessa che li ha contraddistinti in tutte le udienze del processo alle quali sono sempre stati presenti) il verdetto, non sono rimasti stupiti dall’assenza dell’omicida in aula: “Ce lo aspettavamo, ma non è importante. Quello che contava era fare giustizia”.
Sul banco delle parti civili, oggi, c’era anche un peluche di un cagnolino dalmata: “Era di una delle sue più care amiche, siccome per lei è sempre stato un portafortuna oggi me lo ha prestato. E ha funzionato” ha spiegato la madre di Janira.
“La sentenza non la riporta sicuramente ai familiari, ma io sono convinto che un po’ di pace nei loro cuori ci sarà. La Corte ha preso atto della messe di prove accolte in dibattimento, che erano davvero univoche. Ora attendiamo le motivazioni” le parole dell’avvocato Fabrizio Biale che assisteva uno dei fratelli di Janira.
“Sicuramente siamo soddisfatti. Non spetta a noi un commento in questo momento. La famiglia D’Amato è una famiglia perbene: ha dimostrato rispetto, educazione, un contegno e una forza non da tutti. Oggi dobbiamo solo pensare che la giustizia ha fatto il suo corso… noi abbiamo fatto il massimo e così la Procura. Ora attenderemo le motivazioni (che saranno depositate tra 90 giorni, ndr) con molta serenità, la stessa con cui abbiamo affrontato tutto il processo. Attendiamo le motivazioni per capire perché non è stato riconosciuto il reato di stalking, però, credo che in questo momento non sia il caso di cavillare su quali aggravanti sono state riconosciute e quali no: c’è stata una condanna che credo sia giusta, teniamoci quella” il commento dell’avvocato Simone Mariani che tutelava i genitori e l’altro fratello della vittima.
“Attendiamo di leggere i motivi della sentenza, ma certamente faremo appello” l’unico commento che arriva dalla difesa di Alamia, assistito dall’avvocato Laura Razetto, oggi sostituita dalla collega Laura Liguori.
La fine del processo arriva a poco meno di due anni dal terribile delitto che si era consumato il 7 aprile del 2017. Quel giorno Alamia, oggi ventunenne, aveva brutalmente ucciso con 49 coltellate nella sua casa in piazzetta Morelli a Pietra Ligure l’ex fidanzata Janira D’Amato.