Posizione

Decreto sicurezza, il segretario Pasa (Cgil): “Nel savonese 200 posti di lavoro in meno”

Il sindacato savonese all'attacco: "Misure sbagliate e razziste"

Immigrazione - Immigrati

Savona. Anche la Cgil savonese scende in campo contro il decreto sicurezza al centro delle polemiche politiche di questi giorni: “Diciamo no alle derive razziste in atto, a misure sbagliate come quelle del decreto e a tutte le strumentalizzazioni politiche che si stanno innescando in queste ore” sottolinea il segretario provinciale della Cgil savonese Andrea Pasa.

Per la Cgil la legge appena varata è “un decreto che cerca di demolire il diritto d’asilo e di consegnare ai privati l’accoglienza, puntando a investire su grandi centri che alimentano corruzione e razzismo e scaricando sui territori costi, disagio e tensioni sociali”, perché non garantisce sicurezza ma spinge verso l’illegalità. È un decreto che viola diritti umani fondamentali senza risolvere il problema, che si accanisce sui più deboli, incostituzionale, in ordine alle procedure d’iscrizione della residenza anagrafica, che non tiene conto dei minori non accompagnati, titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e neanche degli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.

“Le scelte di governo sul tema dell’immigrazione sono caratterizzate da logiche propagandistiche e assai lontane da chi, invece, come il presidente della Repubblica, afferma, in linea con lo spirito costituzionale del Paese, che sicurezza è convivenza”.

“L’articolo 13 di quel testo nega diritti umani fondamentali, perché nega al richiedente asilo in possesso del permesso di soggiorno la possibilità di iscriversi all’anagrafe e quindi di avere la residenza, impedendogli di conseguenza di usufruire di qualsiasi servizio, a cominciare dall’assistenza sanitaria. Migliaia e migliaia di persone, pur presenti legalmente nel nostro Paese, sono così giuridicamente cancellate, compromettendo ogni loro speranza e la sicurezza di tutti i cittadini”.

E il segretario Cgil aggiunge: “Il decreto sicurezza colpisce i cittadini, i sindaci le lavoratrici e i lavoratori del settore in modo diretto e concreto; basti pensare che in Liguria circa 1.700 persone, immigrati inseriti in progetti di integrazione, a cui abbiamo chiesto di lavorare, studiare, comportarsi come si conviene diventeranno presto dei senza dimora, senza documenti né centri di ospitalità, staranno per strada, non saranno espulsi dal nostro paese, ma rimarranno per la strada nelle nostre città. Inoltre tale decreto provocherà la perdita di migliaia di posti di lavoro in tutto il Paese”.

“Solo nella nostra provincia, già martoriata da una crisi occupazionale drammatica, perderanno il posto di lavoro oltre 200 lavoratrici e lavoratori e oltre 900 persone immigrate rimarranno senza centri di ospitalità, tra loro anche minori”.

“Siamo di fronte ad un disastro umanitario e alla catastrofe culturale dello spirito europeo (come già detto da molti in questi ultimi anni). Ritengo, come più volte sottolineato dalla Cgil nazionale in questi anni, sia necessario affrontare la governance del fenomeno migratorio proponendo necessarie politiche di integrazione ed inclusione sociale e il rispetto dei diritti umani ponendo al centro l’individuo e il lavoro, combattendo gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati”.

“È illusorio pensare di poter governare il fenomeno migratorio, per sua natura globale, alzando muri e impedendo la libera circolazione delle persone. E’ pericoloso e poco lungimirante per il nostro Paese la scelta di isolarsi dalla comunità internazionale e ridurre a dibattito interno la gestione del fenomeno migratorio, con provvedimenti sbagliati come quelli contenuti nel Decreto Sicurezza, che alimentano il conflitto nella società, scaricando le sofferenze sui più deboli”.

“La Cgil continuerà a battersi affinché il rispetto dei diritti umani costituiscano le fondamenta delle politiche migratorie e affinché vengano affermati i valori della solidarietà, dell’inclusione e dell’integrazione. Inoltre, chiediamo che si realizzi la coesione sociale attraverso una programmazione di flussi regolari d’ingresso in base ad una corretta lettura dei fabbisogni del mercato del lavoro e attraverso il coinvolgimento delle parti sociali”. “Soltanto così si potrà contrastare la piaga del lavoro sommerso, spesso sfruttato, che toglie dignità e rende schiavi i più deboli e colloca ai margini della società molti lavoratori immigrati. Dobbiamo porre le basi per costruire una società futura più umana, più solidale e più sicura”.

“Perché quando si tratta della vita delle persone, lo scontro politico anche il più duro richiede un’alta moralità” conclude il segretario Pasa.

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