Pietra Ligure. Salvare la vista agli abitanti del Madagascar operando nel dispensario di San Luca ad Ambatondrazaka.
E’ la missione di Giacomo Sanfelici, medico specializzato in Oftamologia (con lode, dal 1986) ed in chirurgia oculare (sempre con lode, dal 1988), nato a Loano nel 1956, che oggi è direttore tecnico dell’ambulatorio medico chirurgico di oculistica Visus a Pietra Ligure e collabora nell’unità funzionale di oculistica della casa di cura Città di Bra.
Da anni, infatti, Sanfelici è coinvolto nel progetto realizzato da Medici volontari italiani con le Piccole serve del Sacro Cuore di Torino per la realizzazione di un servizio oculistico nel dispensario di San Luca. Di seguito pubblichiamo un’intervista che il medico ha rilasciato appena tornato dal suo ultimo viaggio in Madagascar.
Com’è nato questo progetto, dottor Sanfelici?
Il progetto è nato dall’impegno del medico Carlo Passeggi che, nel 2006, ha avviato il progetto insieme alle Piccole serve di Torino e all’associazione Medici volontari italiani. Ogni sei mesi un gruppo di oculisti, anestesisti e altri volontari parte per questo lungo viaggio.
Qual è il vostro ruolo, una volta arrivati sul posto?
Quando arriviamo al dispensario iniziamo a visitare. Con noi portiamo sempre, oltre a strumenti e medicinali, alimenti e altro materiale che acquistiamo grazie alle donazioni o che ci viene regalato. Siamo tutti medici volontari, sfruttiamo le nostre ferie per viaggiare, non riceviamo alcun compenso: scegliamo di partire con l’obiettivo di aiutare persone in difficoltà. Generalmente, nei 10 giorni che restiamo sul posto effettuiamo oltre 400 visite e circa 85 interventi. Abbiamo realizzato un centro in cui alcuni ragazzi, realizzano occhiali per gli indigeni: spesso, infatti, le persone non sanno quale sia il problema alla base della loro pessima vista e acquistano occhiali, magari vendendo tutto ciò che hanno, che risultano poi completamente inutili.
Quali sono le difficoltà dell’operare in un Paese come il Madagascar?
La sala operatoria realizzata dalle Piccole serve e attrezzata dai medici, seppur funzionante, presenta alcune problematiche, causate dalla mancanza di corrente elettrica stabile. Ad Ambatondrazaka, infatti, l’energia viene prodotta con un generatore: quando una persona si reca in ospedale per una visita, porta con sé la benzina necessaria per azionare i macchinari. La mancanza di corrente stabile complica il nostro lavoro, perché gli strumenti devono essere più volte accesi e impostati nel corso di uno stesso intervento. Un ultimo elemento di difficoltà è rappresentato dalla gravità delle patologie: ci occupiamo di cataratte complete e spesso bilaterali che, nei Paesi sottosviluppati, colpiscono anche molti giovani e sono la causa principale di cecità.
Quando ritornerà in quel paese?
Come tutti gli anni, questo impegno mi coinvolge a fine anno, sono giorni faticosi ma gratificanti che ti portano a pensare quanto noi qui siamo fortunati.