Savona. Associazione per delinquere finalizzata allo spaccio internazionale di sostanze stupefacenti. E’ l’accusa della quale dovranno rispondere un cittadino albanese, Gentian Sabliqi, e un italiano, Luigi Pappalardo, che erano finiti in manette a Savona ed Albenga nell’ambito di una maxi operazione antidroga conclusa nell’ottobre scorso dalla sezione narcotici della squadra mobile e dalla Dda di Milano. Entrambi saranno giudicati nel tribunale del capoluogo lombardo, insieme ad altri 43 imputati, in un processo che inizierà il prossimo marxo.
Insieme a Pappalardo e Sabliqi erano state arrestate con l’accusa di narcotraffico internazionale anche altre cinque persone, Marco Cademartori, Salvatore Grasso, Maurizio Ponzo, Emiliano Parziale e Santo Tucci, mentre in ventidue erano finiti in carcere con l’accusa di spaccio tra Milano e Pavia. Nell’operazione, battezzata “Miracolo”, inoltre, erano stati sequestrati 4 quintali di cocaina colombiana che arrivava in Italia nascosta tra bancali di ananas in arrivo dalla Costa Rica.
Proprio a causa di due carichi, per un totale di 251 chili di droga, “persi” perché intercettati dalla polizia, lo scorso 23 maggio, in Costa Rica, due killer avevano ucciso a colpi di mitra un italiano, Salvatore Ponzo, che secondo le indagini era il referente dei narcos in centro america. Probabilmente i narcotrafficanti si erano convinti fosse responsabile della mancata consegna: tutti pensavano ad uno sgarro, ma nessuno ad un’indagine.
Sabliqi e Pappalardo (avvocati Mario Iavicoli, Roberta Ligotti e Alfonso Ferrara) devono rispondere dell’accusa di aver contribuito a commercializzare la droga una volta importata in Italia dal Costa Rica. In particolare i due avrebbero smerciato la polvere bianca in Liguria, smistandola a vari acquirenti dopo averla fatta arrivare a Quiliano. Ad incastrarli sarebbero diverse intercettazioni ambientali: gli inquirenti avrebbero documentato almeno cinque cessioni (una ad ottobre 2017, le altre nei primi mesi del 2018) di cocaina da parte di Sabliqi nel savonese, in tre casi con l’aiuto di Pappalardo.
Secondo quanto accertato dalla polizia, il traffico illecito era nascosto dietro la “Tierra nuestra latina”, una società con sede a Barcellona e coltivazioni di ananas in Costa Rica. Da lì partivano i container pieni di frutta freschissima che rifornivano i mercati di Livorno e Milano. Una volta ogni tre mesi però, tra i pallet, veniva nascosta la partita di cocaina colombiana.