Savona. Avete presente il “com’era, com’è”? Bene. Oggi parleremo, invece, di “com’è, come dovrebbe essere”. Il soggetto della nostra riflessione è il cosiddetto “cementone” di Lavagnola, quegli imponenti capannoni bianchi – destinati ad un uso artigianale e commerciale, ma mai ultimati – che fanno “brutta mostra” di sé sulla sponda destra del torrente Letimbro, di fronte al complesso dell’ex Centrale Enel. La quale, tra l’altro, secondo l’approvato Programma di Riqualificazione Urbana di Lavagnola del 2007, avrebbe dovuto essere convertita in 85 alloggi di edilizia sovvenzionata, anch’essi mai realizzati: ma di questo si avrà modo di parlare in un altro momento.
Torniamo, invece, al polo artigianale di via Basso, “nato male”, si potrebbe dire, e, almeno per ora, finito peggio. Immaginato fin dagli anni Novanta, i tempi per la sua realizzazione sono già incerti nel 2004, dopo la scoperta, nell’area, di una discarica a cielo aperto più volte segnalata dagli abitanti della zona e infine sequestrata dalla Guardia di Finanza. Sui circa 100 mila mq di terreno viene rinvenuto un vero e proprio cimitero di rifiuti di ogni genere, tra cui carcasse d’auto, vecchi elettrodomestici (comprese alcune cucine a gas), centinaia di pneumatici usati, eternit, scarti di cantiere, liquami maleodoranti.
Conclusa la bonifica superficiale, l’indagine per stabilire eventuali responsabilità e per verificare un presumibile inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere del Letimbro (ipotesi poi scongiurata), rallenta ulteriormente i lavori per la costruzione dei capannoni. Nel 2006, poi, la Lega Nord, nella persona del referente locale, Giancarlo Bertolazzi, esprime viva preoccupazione per l’impatto ambientale del polo artigianale di Lavagnola, poiché – citiamo le sue parole – “comporterebbe un degrado dell’itinerario, congestionerebbe una zona già difficile per la sua viabilità e stravolgerebbe l’intero territorio”.
Tra periodi di intenso lavoro e pause più o meno prolungate, la costruzione del complesso prosegue senza grande entusiasmo, mentre la popolazione locale si chiede l’effettiva utilità di un nuovo polo commerciale a Savona e, soprattutto, in quella zona. Il 20 maggio 2011, un incendio di probabile origine dolosa danneggia seriamente la trivella della ditta TP Perforazioni di Sansobbia (Stella), impegnata nel cantiere di via Basso: i vigili del fuoco intervengono immediatamente e spengono le fiamme, ma la squadra mobile della Questura avvia le indagini del caso, senza trascurare l’ipotesi mafiosa. Il responsabile del cantiere, che è in appalto alla Emi dei fratelli Bagnasco di Cengio ritiene possa essersi trattato di un semplice cortocircuito, ma l’allora questore di Savona, Vittorino Grillo, parla comunque di “massima allerta”: il risultato è che le operazioni di spianamento del materiale terroso avanzano a rilento. Tuttavia, con alterne vicende, gli enormi involucri che dovrebbero contenere il nuovo centro commerciale e artigianale prendono gradualmente forma: edifici dalle potenzialità straordinarie, ma tristemente vuoti.
Nel 2013, anzi, il cantiere si interrompe in seguito all’introduzione, nel progetto, di due varianti, inerenti una alla viabilità dell’area, per cui è prevista la realizzazione di una rotatoria, l’altra all’adeguamento alle norme antincendio, che nel frattempo hanno subito dei cambiamenti.
Nel 2015, gli abitanti di Lavagnola e della vicina Ciantagalletto iniziano a preoccuparsi che quello di via Basso sia solo uno dei tanti esempi di “ecomostri” mai ultimati e destinati a degradarsi lentamente, in un deplorevole stato di abbandono. Se è vero che prima il vasto spiazzo era una discarica a cielo aperto, la situazione non si poteva di certo dire così migliorata.
Finalmente, nel marzo 2016, “stranamente” in stagione elettorale, i lavori ripartono e la speranza di veder completato il polo artigianale si rinverdisce: dietro alla recinzione di rete arancio un insolito brulicare di mezzi e uomini fa pensare che sia davvero giunto il momento di apporre la parola fine al lungo processo di costruzione dei due capannoni. Nello stesso periodo, al nuovo centro commerciale savonese “Le Officine”, gli spazi destinati all’artigianato sono andati deserti, per cui si auspica che proprio Lavagnola possa esercitare una maggiore attrazione su aziende del settore.
Intervistato dalla stampa nazionale, Giampaolo Bagnasco rivela l’esistenza di un’impresa intenzionata ad insediarsi nell’edificio (precisamente al piano superiore), un’importante azienda di logistica di cui, per contratto, non viene svelato il nome, ma che pare addirittura intenzionata ad assumere personale una volta acquisita la superficie richiesta.
In poche settimane, la zona viene ripulita dalle erbacce infestanti e dai cumuli di detriti che sono stati lasciati in loco. Scritte e disegni di dubbio gusto artistico, opera di writers e di vandali, vengono erasi dai muri interni e perimetrali. Bagnasco riconosce che la ricerca di un acquirente interessato è stata effettivamente lunga e difficile, ma si era preferito attendere il contratto “giusto” piuttosto che suddividere i due fabbricati in piccoli lotti. La consegna dei lavori viene fissata per agosto 2016 (sono trascorsi oltre 12 anni dall’apertura del cantiere).
Nondimeno, nel maggio 2017, il centro logistico di “Asta del Mobile”, il cui nome è stato finalmente rivelato, non è ancora operativo. Nel frattempo, però, è stata realizzata la prevista rotatoria, proprio di fronte al ponte che attraversa il torrente Letimbro all’altezza della ex Centrale Enel: molto sobria e priva di aiuole, reca al centro solo il palo d’illuminazione.
La rotonda, che, a detta degli automobilisti, va affrontata a velocità più ridotta del consueto, viene ritenuta fondamentale anche in previsione dello svincolo dell’Aurelia bis in corso Ricci: secondo la Polizia municipale, infatti, contribuirà a rallentare la velocità del traffico proveniente da Santuario.
Nonostante tutto, il polo artigianale non decolla. Le erbacce tornano via via a colonizzare i marciapiedi, sollevandone la piastrellatura, e il bordo perimetrale degli edifici. Tutto fa pensare ad un nuovo intoppo, ma, a detta dei tecnici, si tratta soltanto di una pausa tecnica, in attesa che la nuova viabilità – che prevede anche la realizzazione di controviali e nuovi passaggi attorno al complesso – sia definitivamente approvata. Circolano voci di altre due società del settore commerciale pronte ad insediarsi a breve al piano terra del capannone maggiore.
Passa il tempo e… come molti staranno già immaginando, un anno e mezzo più tardi, alla fine di ottobre 2018, il “cementone” continua ad essere vuoto. Non solo: i capannoni, lungi dall’essere terminati, mancano ancora di alcuni muri, infissi, vie d’accesso, situazione che ne accelera il degrado, oltre a renderli un facile bersaglio per i vandali.
I due edifici del polo di via Basso occupano una superficie totale di 12.539 mq. Il rendering del progetto mostra un’area elegante, moderna e animata, quella che si sperava potesse diventare un fiore all’occhiello dello spazio savonese dedicato al commercio e all’artigianato. Le foto scattate pochi giorni fa, al contrario, restituiscono l’immagine di una zona apparentemente abbandonata, alla quale chi passa davanti è ormai talmente abituato da non notarne neppure più la bruttezza.
LA VECCHIA CENTRALE ENEL
A completare un quadro non sicuramente positivo è infine la vecchia centrale Enel di Lavagnola, che sorge sulla sponda opposta del Letimbro, come già accennato a inizio articolo.
Abbandonata da oltre vent’anni, l’imponente costruzione in cemento armato versa in uno stato di avanzato degrado, e risulta spesso occupata abusivamente da gruppi di senzatetto. Le vie d’accesso, prevalentemente porte divelte e finestre private delle grate, sono state più volte oggetto di rattoppi improvvisati, ma ciò non ferma gli “inquilini” improvvisati.
Vecchi progetti prevedevano, alcuni, la trasformazione dello stabile in un complesso di edilizia popolare, altri, invece, l’abbattimento e la realizzazione di una zona residenziale composta da alcune villette a schiera. Inutile dire che nulla di tutto ciò si è mai concretizzato, con ulteriori spiacevoli conseguenze per il territorio di Lavagnola.