Lettera al direttore

Lettera

Quando finirà la ricerca delle dimensioni della vecchia Cattedrale sul Priamar?

di Paolo Forzano

Quando finirà la ricerca delle dimensioni della vecchia Cattedrale sul Priamar?

E’ quanto mi sono chiesto più volte, ma sopratutto mi chiedo anche qual’è l’obiettivo finale: avere conoscenza delle dimensioni della Cattedrale? portare alla luce tutte le fondazioni della Cattedrale? Trovare oggetti attorno alle fondamenta?

Da cittadino mi sono chiesto anche quali sono i tempi e qual’è il “disturbo” per il cittadino. Le ricerche attualmente avviate sono condotte con mezzi classici e datati, se solo si vuole avere notizie più precise sulle dimensioni della Cattedrale, che sembra essere la motivazione ufficiale delle ricerche e degli scavi.

Pala, piccone, zappette: si scava a mano e si produce una montagna di terriccio e pietre che sommate alla zona scavata impediscono la fruizione libera del piazzale.

Andando avanti con questo metodo e coi suoi tempi ci vorranno ancora un sacco di anni prima che si arrivi a “scoprire” tutte le fondazioni della Cattedrale. Non mi pare una buona cosa!

Io auspicherei che si scoprisse “tutto” e poi si stendesse un pavimento di vetro che permetta di camminare al di sopra delle rovine.

Ma se semplicemente si vuole avere precise informazioni sulle “pianta” della Cattedrale questo metodo usato finora è assurdo, lento, e fastidioso per la fruizione dell’area. Anzi, probabilmente produrrà un’area degradata ancora più estesa di quella dell’abside della Cattedrale.

Pollice verso! Non va bene!

Ci vuole un “progetto” che abbia un obiettivo chiaro, che si concluda in tempi ragionevolmente brevi, e si concluda con la fruizione dell’area ed anche con la possibilità di “vedere” i resti delle mura della Cattedrale.

Si può accelerare? Per avere “solo” informazioni precise sulla pianta della Cattedrale la risposta è sicuramente sì!

Esiste una tecnologia che venne usata per la prima volta in campo militare durante la guerra del Vietnam per la ricerca dei tunnel dei Vietcong: il georadar.

E’ un metodo di ricerca non invasiva, ossia non modifica la situazione esistente, e consente di conoscere che cosa riservi il sottosuolo.
Il georadar è frequentemente usato per la gestione delle reti stradali, la mappatura dei sottoservizi, poichè permette di effettuare indagini non invasive, quindi di conoscere la presenza di oggetti nel sottosuolo: linee elettriche, reti fognarie e idriche o del gas, reperti archeologici.

Il georadar consente in pochi passaggi in superficie di visualizzare una sezione del terreno in profondità, è uno strumento molto utile, veloce, poco costoso.

L’apparecchiatura è poggiata su un carrello con quattro ruote con le quali è facile spostarsi lungo l’area da esplorare: i dati ottenuti sono elaborati da appositi software per ottenere, anche graficamente, una sezione di ciò che è stato indagato.

Costo? Da qualche migliaio di euro in su. Si può anche affittare: tipicamente 500 euro per un mese, che è un tempo abbastanza sufficiente per fare prospezioni in un’area archeologica anche vasta.

Come funziona il georadar? lo strumento emette segnali elettromagnetici ad alta frequenza, dell’ordine anche di 1000 Mhz. Tali segnali sono capaci di penetrare ostacoli fatti di vario materiale, che riflettono una parte delle onde ricevute; un’altra antenna dello stesso georadar capta le onde di ritorno che vengono archiviate come dati digitali, elaborati successivamente in laboratorio con l’ausilio di un computer.

E’ possibile stabilire la profondità di tutto ciò che le onde abbiano incontrato nel loro viaggio di penetrazione nel terreno. Con il georadar si ottiene in breve tempo una descrizione utilissima per poter conoscere il sottosuolo prima di iniziare gli scavi archeologici.

cordiali saluti

Paolo Forzano

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