Per un pensiero altro

Mi dai un minuto?

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“Oggi tutto è ultra… Nessuno conosce più se stesso, nessuno capisce l’elemento in cui si muove e opera. […] Ragazzi giovani vengono trascinati via dal vortice del tempo; ricchezza e velocità sono le cose che il mondo ammira e a cui ognuno aspira. Tutte le possibili facilitazioni della comunicazione sono ciò a cui il mondo colto aspira per superare se stesso”. Mi sembra che la citazione di apertura possa abbastanza correttamente rappresentare il pensiero di qualsiasi nostro contemporaneo, magari non proprio giovanissimo, che osserva i tempi della quotidianità degli abitanti del terzo millennio. È interessante, spero, scoprire che è stata scritta da Johann Wolfgang Goethe nel 1825.

Ma a conferma della metatemporalità della caustica osservazione goetheiana potremmo risalire ancora più indietro nel tempo, quando Jonathan Swift nel suo “I viaggi di Gulliver” racconta lo stupore degli abitanti di Lilliput al cospetto del misterioso oggetto che il gigante venuto dal mare consultava ossessivamente, si trattava di un orologio che, a detta del proprietario, gli era indispensabile tanto “che non faceva mai nulla senza consultar prima quell’oracolo che gli indicava il tempo per ogni atto della sua vita”. Non possiamo certo pensare che le cose siano andate migliorando nei secoli successivi se, come credo, nessun lettore ha trovato insolito il titolo dell’articolo che sta leggendo.

Quante volte chiediamo un minuto del tempo di qualcuno, quante volte usiamo espressioni come “ti rubo solo un minuto” quasi a confermare la nota affermazione di Benjamin Franklin “il tempo è denaro”. Non lo so se il tempo è denaro, ma se così fosse mi permetto di far notare che, a differenza della vil pecunia, il tempo non lo si può conservare o depositare su di un conto corrente così da poterlo utilizzare al momento opportuno, certo, si può acquistare quello altrui o alienare il proprio, ma generalmente in cambio ancora una volta di denaro, come spiega perfettamente il buon Carletto Marx. Mi permetto sommessamente di far notare che sia il denaro che il tempo, almeno per come viene concepito oggi, li abbiamo inventati noi, quindi, com’è possibile che entrambe le nostre creazioni siano diventate i nostri padroni? Non sarebbe opportuno “rubare un po’ di tempo” alla corse del nostro quotidiano così da interrogarci su un simile paradosso?

Lo so, in un mondo globalizzato che si va velocemente trasformando in una immensa fabbrica di beni di consumo, beni che è urgente vengano consumati così da poterne produrre altri, dove il taylorismo si è capillarmente insinuato in ogni nostro gesto anche privato, risulta difficile regalarsi anche solo un istante per un pensiero che non sia finalizzato ad una immediata e utilitaristica opportunità di vantaggio soprattutto economico. Solo un piccolo inciso: chi mi sta leggendo già dimostra che la cosa non solo è possibile, ma reale e positiva, si sta infatti regalando qualche minuto che non ha prezzo nè scopo monetizzabile, ma solo il piacere di condividere dei liberi pensieri. La domanda centrale di questa breve riflessione diviene quindi la seguente: accettando il discutibile assioma che fa coincidere il tempo dell’uomo con quello dell’orologio e con il corrispettivo monetario, siamo sicuri di farne buon uso? Insomma: stiamo spendendo positivamente il nostro tempo? Non so se vi è mai capitato di vivere in prima persona, su voi stessi intendo, o anche come prossimi di qualcuno, il trauma terribile di un incidente o di una malattia ad alto rischio di morte, in questo caso sapete di certo di che vi sto parlando, comunque, per gli alri: in quei casi, una, volta scampato il pericolo, una volta saputo di avere ancora tempo per vivere, ci si è detto: non lo sprecherò più! Le mie priorità saranno l’amore, gli amici, un tramonto sul mare, il profumo di un fiore… e poi? Conosco pochissime persone che hanno mantenuto la promessa fatta a se stesse, e tradire se stessi è un ulteriore paradosso che conferma l’assurdo del quotidiano raccontato dall’amico Albert Camus.

Certo, tempus fugit, ma forse ha ragione l’amico Gershom Freeman quando suggerisce “vivi la tua vita attimo per attimo così che sia più vera”. Non lo so, verrebbe da dire, con un nuovo paradosso, che oramai è troppo tardi, però, almeno in questi giorni di festa, per un poco liberi da obblighi di orari innaturali, perché non riporre l’orologio e cominciare ad ascoltare il ticchettio musicale del tempo dell’uomo? E mi piace chiudere con un ulteriore paradosso anche se, questa volta, solo apparente: poiché il nostro prossimo incontro cadrà nell’anno nuovo, auguro a tutti i miei lettori e a tutti quelli che non mi leggono un felice 2019 e, vi rubo solo pochi altri secondi (!), anche tutti gli anni, i giorni e gli istanti a venire.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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