Polemica

Giustenice dice sì all’Ato unico, minoranza all’attacco: “Penalizzati i comuni dell’entroterra”

Il consigliere Ivano Rozzi: "Mancata salvaguardia degli investimenti fatti sugli acquedotti e incertezza sulle nostre sorgenti di approvigionamento idrico"

Ivano Rozzi - sindaco Giustenice

Giustenice. Polemica della minoranza a Giustenice sul via libera del Consiglio comunale per l’adeguamento al progetto comprensoriale dell’Ato idrico. “Il nostro voto è stato contrario per innumerevoli ragioni , a partire dalla mancata salvaguardia degli investimenti fatti nel settore acquedotti e della mancanza di riferimenti atti a chiarire cosa ne sarà delle nostre sorgenti” afferma il capogruppo della lista civica per Giustenice Ivano Rozzi, con l’ex sindaco all’attacco della delibera e dei contenuti dell’Ato unico costiero.

“La recente deliberazione che ha ridotto per gli agricoltori della piana di Albenga il costo dell’ acqua a 0,22 centesimi di euro a m3 riapre tutta una serie di considerazioni in prossimità dell’Ato unico costiero che si va determinando. Fissare anche una tariffa di accesso favorevole agli abitanti dei Comuni dell’entroterra, nello specifico del mio intervento quelli del Maremola, è stata una proposta e una considerazione che ho posto anche nell’ultimo consiglio comunale: questa possibilità e condizione non è prevista nel nuovo Piano d’Ambito che andrà a breve a regolamentare l’intero settore dell’acqua” afferma lo stesso Rozzi.

“Per le note debolezze politico-amministrative dei nostri Comuni saremo fagocitati da quelli costieri e dal sistema restando con un palmo di naso. Nel prossimo futuro vedremo abbandonate le nostre sorgenti di acqua buona a favore dei pompaggi dalle falde pseudo salate dei greti dei fiumi prossimi al mare e ci troveremo anche come socio un privato che della gestione dell’acqua ne trarrà utili e guadagni che difficilmente saranno reinvestiti sul territorio”.

“Questo perché mentre l’acqua per i comuni costieri è un servizio e spesso anche un bene considerato acquistabile a pagamento (piscine, irrigazioni giardini ecc…) per i cittadini dimoranti nei comuni dell’entroterra è qualcosa di molto più importante, è la stessa ragione di permanere in quei luoghi. Senza la possibilità di avere l’acqua ad un prezzo equo non sarà più possibile creare le condizioni affinché la vita “contadina” possa essere mantenuta, e non perché se ne faccia spreco ma perché dell’uso dell’acqua ne beneficiano animali, piante da frutto, ortaggi. Spesso gli orti di famiglia sorgono presso le abitazioni e i comuni non sono forniti in toto da rete di consorzi irrigui, tra l’altro anche questi oggetto di riforma, e quindi l’approvvigionamento di qualche metro cubo avviene con la condotta potabile”.

E l’esponente di opposizione aggiunge: “Quest’acqua, la nostra acqua, origina da sorgenti e da prelievi che se non utilizzati riversano nuovamente in torrenti dando seguito ad un ciclo vitale dell’acqua, pertanto senza destabilizzare l’ambiente e non ledendo una normale fruizione a nessuno, ma la gestione globalizzante di un servizio non terrà conto delle particolarità specifiche guardando ai numeri soltanto”.

“L’azione posta in atto dal Comune di Albenga a favore dei loro agricoltori non sarà un passo indolore per l’Ato unico in quanto certamente la differenza verrà posta in conto perdite e ripianata con gli introiti delle forniture abitative e commerciali, quindi aumentando quel tanto da compensare la perdita. E tutto fatto nel silenzio dei nostri sindaci che invece dovrebbero essere le sentinelle di quello che sta accadendo, un vero e proprio esproprio di tutti quei beni di prima necessità per cui l’acqua, ultima dopo l’energia, il trasporto, la sanità verrà anch’essa regalata al privato” conclude Rozzi.

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