Calcio

Gianni Di Marzio e i giovani talenti

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

Gianni Di Marzio

Il nome di Di Marzio è legato soprattutto a un campionissimo, che ha segnato in modo indelebile la storia del calcio italiano e non solo: Diego Armando Maradona. Tutto risale al 1978, quando era stato nominato da poco allenatore del Napoli, e lui si trovava in Argentina per visionare alcune partite dei Mondiali. Già allora il tecnico capì le grandi potenzialità del “Pibe de oro” e riescì ad assicurarselo per 220.000 dollari, 300 milioni di lire dell’epoca.

L’argentino, però, sarebbe arrivato a Napoli solo sei anni dopo, quando la società partenopea lo preleva dal Barcellona per 13 miliardi. Una cifra certamente superiore rispetto a quella di diversi anni prima. Le vittorie ottenute dal giocatore in maglia azzurra sono la dimostrazione di come il Mister avesse già capito tutto con largo anticipo.

Gianni Di Marzio dopo aver smesso di giocare molto presto per causa di un infortunio, è stato prima allenatore di grandi squadre come Napoli e Genoa e poi dirigente. Insigne, Immobile e Quagliarella sono tre nomi di giocatori che stanno illuminando la scena in Serie A e che rendono l’idea di quanto sia fertile la “sua” Campania a livello di talento calcistico. Assieme a Lazio e Lombardia la regione è quella che fornisce il maggior numero di elementi nel massimo campionato.
Cosa succede del mondo dei vivai?“Si è ribaltata l’Italia. Una volta i grandi talenti erano veneti (vedi Baggio o Del Piero) grazie alla maggior disponibilità di strutture, come quelle salesiane, gli oratori. Oggi è la Campania che la fa da padrona”questo è l’esordio del conosciutissimo talent scout.

Quali sono i motivi del sorpasso?
“Anzitutto c’è un numero elevato di scuole calcio super organizzate, anche con campi in sintetico. Istruttori di livello e gestione affidata ad ex giocatoriStrutture all’avanguardiache trovi ovunque, anche in zone abbastanza periferiche, prevalentemente di Napoli e provincia. Queste scuole calcio sono spesso in contatto con le società del Nord come Milan, Atalanta, Sassuolo. Si notano rappresentanti di queste squadre scendere magari in giornate organizzate apposta per far vedere e valutare i ragazzini. Diciamo che se una volta andavi in Brasile e pescavi fra i talenti nei campetti adesso basta andare in Campania e vi assicuro che ne vengono a flotte di osservatori e dirigenti. Queste scuole calcio sono serie, non speculano sui ragazzi anche perché guadagnano attraverso i premi di preparazione“.

L’estro però si sviluppa per strada!
“Cosa che il ragazzo napoletano ha l’opportunità di fare. Al Nord avanza il cemento, giù si gioca ancora per strada. E’ poi lo spirito di sopravvivenza, la scaltrezza e la fantasia che è nell’indole napoletana a fare il resto. Il fatto di andare al Nord a formarsi dà a questi ragazzi l’opportunità di ‘mettersi in riga’ e acquisire la mentalità professionale del Nord”.

Come mai con tutto questo materiale a disposizione non c’è il Napoli ad attingere?

“Il presidente parla di accademia, di “scugnizzeria” ma alla fine non fa nulla. Evidentemente al Napoli non credono in questa filosofia, mancano le strutture e non si mettono d’accordo con le scuole calcio. Preferiscono comprare i giocatori anziché coltivarli ed è un peccato, perché i talenti che giocano a Napoli hanno il sogno di vestire la maglia azzurra, ma poi finiscono altrove”.

Attualmente cosa fa?
«Vivo a Padova, città tranquilla che definisco un hotel a cinque stelle. L’avevo conosciuta perché dopo Catania e Cosenza avevo allenato la sua squadra. Continuo a fare consulenze per squadre straniere e partecipo a trasmissioni radiofoniche e televisive. Dal 2002 al 2007 ho fatto il detective alla ricerca di futuri campioni per conto della Juventus, poi sono stato consulente di Venezia e Palermo per il mio amico presidente Maurizio Zamparini e lavoro da tempo per gli inglesi del Queen’s Park Rangers e i norvegesi del Tromso. Sono stato recentemente Sudamerica dove ho visto il torneo tra Argentina, Uruguay e Brasile per aggiornarmi. Seguo inoltre la carriera di mio figlio Gianluca, che è giornalista e telecronista sportivo di Sky Sport».

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