Liguria. Il ritorno sui mercati finanziari per Banca Carige dopo il mancato via libera all’aumento di capitale si trasforma in un bagno di sangue: eccesso di ribasso e titolo senza valore.
L’istituto, infatti, non è riuscito a fare un prezzo in avvia di giornata, per un eccesso di ribasso, che ha raggiunto i livelli teorici pari al 12,5 per cento. Un tracollo.
Non che prima la situazione fosse rosea, tutt’altro: il 21 dicembre scorso, prima della pausa natalizia, il titolo in borsa era quotato 0,0016 euro. Nulla. Oggi il giudizio impietoso dei mercati, che vedono nella mancata decisione di una ricapitolazione di 400 milioni di euro, affossata dallo stesso azionista di maggioranza, la “sentenza” di una via già scritta: la fusione.
Il piano varato dal “nuovo” cda, che in primo luogo aveva previsto una emissione in bond da 320 mln, sottoscritto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e dal Banco di Desio (con un tasso di interesse pari al 13 annuo!), quindi si va a incagliare proprio nel passaggio più delicato: quello in cui chi partecipa del capitale deve tirare fuori nuovo capitale.
La “sentenza” di oggi, se si confermerà tale, apre pochi scenari: se i bond venissero convertiti in azioni, visto il valore del titolo, a diventare il nuovo azionista di maggioranza con il 49% sarebbe proprio il Fondo Interbancario, cioè il sistema bancario italiano. E da li inizierebbe il banchetto sulle proprietà dell’ex banca dei genovesi. Salvo un intervento del governo.