Savona. “E’ una tragedia terribile, perché una giovane vita lotta contro la morte ma soprattutto perché un gesto simile indica tanta sofferenza e solitudine. Purtroppo, nonostante la rete di sostegno che si cerca di creare a livello sociale, resta ancora molto da fare. Dobbiamo riflettere. In questo momento però non possiamo che stringerci intorno a lei, nella speranza che riesca a sopravvivere”.
Così il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, commenta il tragico gesto della 18enne savonese che questa mattina, qualche minuto prima delle 7, ha deciso di darsi fuoco in piazzale San Lorenzo a Vado Ligure, proprio lì dove il padre, cinque anni fa, si era tolto la vita con lo stesso terribile gesto. I carabinieri continuano a indagare sulle ragioni che possono aver spinto la giovane a un gesto tanto estremo, ma secondo le prime informazioni non avrebbe lasciato alcun messaggio o biglietto per dare spiegazioni.
Una delle ipotesi su cui si indaga è quella legata a eventuali problemi economici, che insieme a quelli di salute spinsero al gesto estremo il padre cinque anni fa (un artigiano che arrivò a chiedere pubblicamente aiuto a Beppe Grillo, recandosi a casa sua mentre i media nazionali “assediavano” l’abitazione del comico subito dopo le elezioni). All’epoca, dopo la tragedia, l’allora assessore ai Servizi Sociali del Comune di Savona, Isabella Sorgini, si assunse l’impegno di sostenere la famiglia dell’artigiano, e l’amministrazione Berruti erogò loro un contributo di 2000 euro. Un aiuto che si era aggiunto alle “catene di solidarietà” di amici e vicini. In seguito però, secondo quanto riferito dagli uffici comunali, la famiglia non si sarebbe più rivolta ai servizi sociali.
E oggi, cinque anni dopo, una delle due giovani figlie, diventata maggiorenne appena 20 giorni fa, ha tentato lo stesso, spaventoso gesto. “Purtroppo non possiamo comprendere cosa può essere scattato nella mente di questa giovane donna – commenta Caprioglio – Certo dobbiamo interrogarci, in tante situazioni, su quello che comporta diventare maggiorenni. Pensiamo ai casi di giovani che soffrono di autismo e che, quando compiono 18 anni, per lo Stato non sono più malati e perdono il sostegno della sanità pubblica. In questo caso però non penso che il dato anagrafico sia stato rilevante, probabilmente si tratta di un gesto meditato da tanto tempo. Credo però che in questo momento non si debba indagare questo, ma solo sperare che ce la faccia”.