La quinta di copertina

Due libri per… chi vuole leggere un capolavoro della letteratura americana e chi ama le storie al femminile

"La quinta di copertina" è la rubrica per gli appassionati di lettura, ogni venerdì due libri consigliati da "La Compagnia dei Lettori"

Quinta Copertina 2 novembre

La Compagnia dei Lettori è un gruppo nato allo scopo di leggere e parlare di libri condividendo emozioni e riflessioni scaturite da una passione comune. Si riunisce ogni primo martedì del mese alla Feltrinelli di Savona.

CONSIGLIATO PER: chi ha voglia di leggere un capolavoro della letteratura americana.

TITOLO: Mattatoio n.5

AUTORE: Kurt Vonnegut. Scrittore e saggista statunitense, dopo le prime opere di genere fantascientifico, la sua produzione letteraria si è andata caratterizzando per un’originale mescolanza di elementi fantastici, satira politica, sociale e di costume, humor nero ed espressione di valori umanisti. Scriveva racconti con protagonista il suo alter ego su una rivista pornografica.

EDITORE: Feltrinelli

ANNO: 1969

PAGINE: 208 pag

PREZZO: 9,00 Euro

CITAZIONE: “Prenda la vita momento per momento e vedrà che siamo, tutti, insetti in un blocco d’ambra”

TRAMA: Verso la fine della seconda guerra mondiale Vonnegut, americano di origine tedesca, accorse con tanti altri emigranti in Europa per liberarla dal flagello del nazismo. Fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda dall’interno di una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio, adibita e deposito di carni. Da questa dura e incancellabile esperienza nacque “Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini”, storia semiseria di Billy Pilgrim, americano medio affetto da un disturbo singolare (“ogni tanto, senza alcuna ragione apparente, si metteva a piangere”) e in possesso di un segreto inconfessabile: la conoscenza della vera natura del tempo.

OPINIONE: Affresco disincantato dell’assurdità, della morte, dell’orrore. Un pezzo di storia raffigurato in uno specchio che ne restituisce una immagine distorta perchè non filtrata dagli schemi abituali. Una scrittura per questo frammentata e mai lineare. Perchè dipingere l’orrore con linearità non è soltanto, come qualcuno ha scritto, banale, ma è anche fuorviante. Dinanzi alla follia del mondo, non si poteva descrivere “linearmente” l’orrore che c’è intorno.

CONSIGLIATO PER: chi ama le storie al femminile

TITOLO: Gilgi, una di noi

AUTORE: Irmgard Keun. Scrittrice tedesca che raggiunse una certa fama negli anni trenta grazie ad alcuni romanzi. La sua produzione, rimasta sconosciuta in Italia per decenni, ha conosciuto recentemente nuove traduzioni. Ha avuto una relazione con Joseph Roth.

EDITORE: L’orma editore

ANNO: 1931 – 2016 in Italia

PAGINE: 240 pg

PREZZO: 16.00 Euro

CITAZIONE: “A ognuno viene chiesto solo ciò che può dare…”.

TRAMA: Giselle Kron – ma tutti la chiamano Gilgi – è una giovane cittadina di Colonia, ai tempi della Repubblica di Weimar. Ama il rigore e l’autodisciplina, ama programmare e controllare la vita. Odia bighellonare. Lavora come dattilografa e segretaria, studia le lingue, traduce, si fabbrica i vestiti da sé, scrive e sogna di viaggiare. Ha una stanzetta in fitto, uno studiolo in cui si rifugia sola col suo grammofono e la sua amata macchina da scrivere. Gilgi ha davanti a sé un’intera esistenza fatta di obiettivi da realizzare e di vita elencata da spuntare, e dove c’è spazio solo per qualche relazione amicale: con Olga, o con Pit. Eppure, dal compimento del suo ventunesimo compleanno, quell’impalcatura ordinata che è la sua vita comincia pian piano a incrinarsi: “Tu non sei nostra figlia”, le sussurra, la signora Kron, dando finalmente concretezza a quel senso di estraneità con cui, da sempre, Gilgi convive. Sarà allora una vecchia sartina – col dito uncinato come la strega di Hansel e Gretel – in un quartiere poverissimo di Colonia, a raccontarle la verità su sua madre. Tuttavia, il disordine vero irrompe e stravolge, sul serio, la piccola Gilgi col suo inciampo in Martin Bruck. Sarà con lui che quella ragazza “avara di sé stessa” – come la definisce Olga –, scoprirà l’altra sua metà, quella in cui domina il suo essere donna e il suo essere amore, e le due parti combatteranno strenuamente in quel vero e proprio teatro bellico che sarà l’animo di Gilgi…

OPINIONE: La storia di una donna che vuole vivere la sua vita, i suoi amori e le sue passioni sfidando pregiudizi e convenzioni della sua epoca. Stare al passo di Gilgi è stancante: la strada dell’autodeterminazione femminile, d’altronde, insegna che solo le delusioni sono i veri insegnamenti e che per stare nel mondo senza esserne travolti bisogna imparare a rispettare sé stessi e le proprie credenze, fino all’ultimo respiro. La Keun descrive, con straordinaria coscienza, quella trasformazione della donna in persona che si compirà di lì a qualche anno, mostrando anche un’indiscutibile consapevolezza del proprio tempo (e già ricorre, nel testo, quel senso di colpa che ritroveremo, poi, in tanta letteratura tedesca) – in un tempo che era già terribilmente cruciale per la Germania, tutta chiusa in quel suo “amore importuno per la patria” – che, non a caso, alla Keun costerà la censura, anche in Italia. Colpisce, nel romanzo, la progressiva evoluzione della lingua, che da sincopata, involuta, infantile e netta si fa via via, di pari passo con la maturazione della protagonista, cogitabonda, articolata, e raggiunge vertici di alta poesia e abbaglianti intuizioni.

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