Savona. “Spiace la polemica suscitata a seguito dell’avvenuta posa al cimitero di Zinola della lapide con incisi i nomi dei corpi combattenti nella Seconda Guerra Mondiale, fra cui quello delle Camicie Nere. Ignorare la presenza del corpo delle Camicie Nere fra i militari savonesi regolarmente inquadrati nelle forze armate (le Camicie Nere ne erano la quarta forza) sarebbe stato un atto oltraggioso per le famiglie che piansero e piangono i loro cari caduti”. A dirlo è Enrico Albertazzi, presidente regionale della “Opera Nazionale per i Caduti senza Croce”, che così cerca di spiegare le ragioni che hanno portato l’associazione ad inserire anche il corpo della Milizia fascista nell’elenco delle forze armate citate sulla targa posizionata sabato al cimitero di Zinola.
La lapide è stata scoperta sabato mattina, alla presenza del sindaco Ilaria Caprioglio, del prefetto e delle altre autorità, all’interno del cimitero di Zinola, nel Campo “V” dei Valorosi, in una cerimonia promossa dall’Opera Nazionale Caduti Senza Croce, e si trova nel punto in cui una colonna tronca ricorda appunto i militari savonesi caduti o dispersi nel conflitto, le cui spoglie non sono mai rientrate in Italia. In quel punto da tempo si trova un piccolo complesso monumentale composto dalla colonna, da una teca che custodisce un albo con i nominativi dei caduti e, a lato, da una lampada sempre accesa. Sabato, grazie al progetto realizzato dall’Associazione, che si è fatta carico dei costi, alla colonna sono state affiancate due lapidi: una sulla destra con l’elenco dei teatri di guerra, e l’altra a sinistra recante l’elenco dei corpi combattenti. Tra questi ci sono, come detto, le Camicie Nere.
La scelta dell’Opera ha scatenato una ridda di polemiche a cui, ora, Albertazzi cerca di rispondere: “Il fatto che buona parte di loro [le Camicie Nere] partirono volontari per il fronte accresce l’apprezzamento per lo slancio con cui risposero alla chiamata della patria in armi. Persero la vita su vari fronti: in Africa settentrionale, nei Balcani, e in maggior numero sul fronte russo dove, una volta catturati e riconosciuta dai soldati dell’Armata Rossa la loro appartenenza al corpo delle Camicie Nere venivano immediatamente passati per le armi. Certo fu una guerra fascista ma anche una guerra italiana e italiani (fra questi le Camicie Nere) che morirono e italiane le famiglie che per loro trepidavano e che oggi hanno un campo dedicato ai loro cari (a tutti i militari savonesi caduti e in particolare a quelli dispersi, caduti senza croce) dove poterli piangere e ricordare”.
“Stupisce che i portavoce della sinistra prima deprechino (e noi con loro) l’atto vandalico compiuto alla lapide della Madonna degli Angeli ma poi, con la loro accesa e ingiustificata reazione alla nostra iniziativa, patrocinata dal Comune, spingano alcuno, come avvenuto, a prendersi l’arbitrio di coprire la dedica incriminata con nastro adesivo, che ovviamente sarà rimosso. Ci pare, in conclusione, poter affermare che il rispetto dei caduti deve cominciare col rispetto della verità storica”.
Ad essere messo “sulla graticola” è stato anche il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, accusato (ad esempio dal Pd ) di aver voluto “rendere omaggio alla posa di una lapide in cui le Camicie Nere sono affiancate alle forze regolari dell’esercito italiano”. Il primo cittadino savonese si smarca da ogni accusa affermando di “non essere a conoscenza del contenuto delle due lapidi. Il Comune ha ricevuto unicamente la richiesta di poter apporre due diverse targhe, una indicante i teatri di guerra e l’altra le forze armate che hanno preso parte al conflitto”. I dettagli delle due iscrizioni, dunque, sono stati svelati solo sabato, alla scopertura delle lapidi.
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