Seconda udienza

Omicidio di Janira, in aula parlano i genitori: “Alessio era geloso e le ha fatto terra bruciata intorno” fotogallery

In corte d'assise famigliari e amici della vittima hanno raccontato del rapporto tra la vittima e Alamia e della sua ossessione per lei

LA FINE DELLA STORIA E LA “PERSECUZIONE”

Mamma Tiziana ha ricordato anche le settimane precedenti al delitto, quando Janira aveva lasciato Alessio.

“Dopo la fine della relazione lui la chiamava di continuo ed era anche andato due volte dalla scuola ad Arenzano, mentre una notte si è presentato sotto casa nostra entrando nel nostro giardino scavalcando la recinzione. Aveva tempestato di chiamate mia figlia, me e mio figlio piccolo. Poi è arrivato sotto casa, lei è scesa e hanno discusso. Sono uscita anche io e gli ho detto se gli sembrava il caso di fare così, mi sono spaventata e infatti chiamavo mio marito che però era al lavoro ed aveva il telefono staccato. Alla fine gli ho scritto un messaggio e gli ho detto che c’era Alessio sotto casa e che se non se ne andava chiamavo i carabinieri”.

LA TERRIBILE SCOPERTA

La madre di Janira ha anche raccontato dei momenti di angoscia vissuti quando sua figlia non rispondeva al telefono e della terribile scoperta fatta con suo marito andando a casa di Alessio.

“Il 7 aprile non ho parlato con mia figlia. Mi aveva mandato un messaggio il 6 dicendomi che tornava da Arenzano, dove dormiva in un convitto, e si sarebbe fermata a mangiare una pizza con gli amici a Finale. Il venerdì all’ora in cui sarebbe dovuta essere lì non mi rispondeva e allora continuavo a chiamarla. Alle 19,48 mi ha risposto Alamia dicendomi che Janira aveva dimenticato il telefono da lui. Aveva una voce normale, tranquilla. Poi ho ricevuto un messaggio da un’amica di Janira che chiedeva di contattarla urgentemente: doveva vederla, ma non l’aveva vista arrivare. Io e mio marito ci siamo preoccupati e siamo partiti per andare all’appartamento di Alessio. Siamo andati a bussare, mio marito ha aperto il portone di legno della palazzina poi sono arrivati i suoi colleghi e la nonna di Alessio con un carabiniere. Sono rimasta sempre all’esterno.. ad un certo punto ho visto la faccia di mio marito e ho capito tutto.

Purtroppo mia figlia non mi aveva mai riferito di litigi violenti forse perché sapeva che l’avrei fatta allontanare”.

ALESSIO E JANIRA: IL RAPPORTO VISTO DAGLI OCCHI DEL PAPA’ DELLA VITTIMA

Rossano D’Amato, di professione vigile del fuoco, è il papà di Janira. Nella sua lunga deposizione, come la moglie, ha parlato del rapporto tra la figlia e Alessio Alamia, ma anche di alcuni comportamenti particolari del ragazzo.

“Con Janira avevo un ottimo rapporto. Conoscevo Alessio e lui veniva spesso a mangiare da noi, ma andavo anche a prenderli con la macchina. Subito sembrava un ragazzo timido, educato e l’abbiamo accolto come un figlio. Poi si è rivelato più falso e quindi abbiamo tenuto più le distanze perché mi sono reso conto che si muoveva dietro le spalle per fare alcune cose e non sempre faceva quello che diceva. L’abbiamo sempre trattato come un figlio e cercavamo di non far pesare tante cose perché a Janira dispiaceva, ma c’erano degli aspetti che mi davano fastidio come il fatto che chiedeva di essere dappertutto. Voleva sempre presenziare, anche se andavamo dal dentista.

All’inizio lei era innamorata e felice, non ci siamo accorti di nulla di strano. Anche se lei mano a mano perdeva gli amici. Mi raccontava che Alessio era geloso, era come se volesse fare tabula rasa delle sue amicizie. La verità è che mia figlia era troppo buona: io vedevo dei problemi, ma lei non lo vedeva così. Io mi arrabbiavo, per esempio, del fatto che lei andasse dopo la scuola a casa di Alessio a preparare pranzo a lui e alla mamma che ancora dormivano quando arrivava. Io gli dicevo che non mi sembrava il caso.

Del corso in Costa Crociere era felicissima, era al settimo cielo per essere stata selezionata, mentre Alamia non lo era: pativa il fatto che lei fosse tutta la settimana ad Arenzano. Il corso è stato il motivo del litigio tra loro, la causa scatenante della rottura”.

IL 7 APRILE 2017

Papà Rossano, mascherando a fatica la commozione, ha ricordato i momenti precedenti al ritrovamento del corpo della figlia.

“Il 7 aprile doveva essere una serata normale come tante. Eravamo d’accordo di sentirci quando lei arrivava a Finale invece non chiamava. Poi mia moglie ha ricevuto un messaggio da un’amica di Janira che le diceva di chiamarla. La ragazza ci disse che dovevano andare a mangiare pizza e non riusciva a sentirla. Allora ci siamo allarmati perché non era normale. Abbiamo insistito col contattarla e la prima cosa che abbiamo pensato che fosse con lui e che magari le stesse facendo l’ennesimo lavaggio del cervello sul corso. Siamo partiti da casa per andare a Pietra Ligure e nel tragitto Alessio ha risposto al telefono di mia figlia dicendo a mia moglie che Janira aveva lasciato il telefono a casa sua e che lui glielo stava portando. Dopo la telefonata Ho scritto un messaggio ad Alessio dicendo che se non apriva la porta venivo a buttargliela giù io coi colleghi ed i carabinieri.
Quando siamo arrivati sotto casa di Alamia c’era la luce accesa in ingresso e le porte erano chiuse. Ho aperto il portoncino e sono salito dalla porta d’ingresso e o bussato forte. Nessuno rispondeva, nel frattempo sono arrivati i colleghi e gli ho spiegato situazione. Allora siamo saliti dalla porta e nel frattempo abbiamo sentito una voce che diceva ‘ho le chiavi, non fate danni’. Era la nonna di Alessio. Abbiamo aperto la porta e un collega mi ha portato subito via di lì. Ho aspettato nella speranza che fosse una piccola cosa.. invece è finita com’è finita.. Lui si è costituito dopo che gli ho mandato quel messaggio. Non abbiamo mai ricevuto lettere di scuse da parte di nessuno”.

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