Finale Ligure. Un totale di 18 giorni all’anno di scuola in meno ogni anno rispetto agli altri studenti: è il ritardo accumulato ogni mattina da molti studenti dell’entroterra finalese e non. Ritardo, certo, giustificato dagli istituti in relazione agli orari dei bus pubblici e del trasporto degli studenti (che non consentono alternative per i bambini e ragazzi dell’entroterra), ma non giustificato per molti genitori che da tempo lamentano questa situazione, che si ripresenta anche per questo anno scolastico.
Una delle più accanite battagliere è la mamma di un ragazzino dislessico, residente nella frazione finalese di Gorra: “L’anno scorso il Comune di Finale Ligure mi era venuta incontro con un posto nel bus navetta comunale, che passava alle 7:10, ora con il bus di linea che transita alle 7:55 il ritardo sarà quotidiano, continuo. Già entrare in ritardo a scuola comporta di per se dei disagi, a maggior ragione per mio figlio, che poi non riesce a seguire bene la lezione”.
La questione riguarda tanto il Comune di Finale Ligure che la Tpl Linea: nel primo caso, quest’anno pare ci sia un mezzo in meno per il trasporto comunale dei bambini e questo penalizzerà alcuni alunni per il numero esiguo di posti disponibili. Nel secondo caso, invece, non è possibile far partire da Calizzano almeno 25 minuti prima il bus che poi prende a bordo i bimbi e ragazzi di Murialdo, Magliolo, Canova, arrivando appunto nella frazione di Gorra, sopra Finale Ligure, alle 7 e 55.
Risultato? Una pesante penalizzazione degli alunni di alcuni comuni dell’entroterra, di un intero comprensorio. “Ho già parlato con il sindaco Ugo Frascherelli e spero si possa trovare una soluzione per mio figlio come l’anno scorso, tuttavia è un problema comune, di molti altri genitori: andare a scuola è un diritto e arrivare in orario senza perdere ben 23 giorni di scuola complessivi anche…” prosegue la mamma di Gorra.
“Credo che sia giusto dar voce a questo problema, sperando che Comuni e Tpl, enti interessati, si occupino finalmente del problema, rafforzando magari il trasporto pubblico. Questo non solo per gli alunni più in difficoltà ma per tutti gli studenti: si tratta di una diritto negato” conclude la mamma.