Rosso pistacchio

Lady Moon (prima parte)

"Rosso Pistacchio" è la rubrica al femminile di IVG: ogni martedì si parla di donne con Marzia Pistacchio

Rosso Pistacchio

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente.

Aveva il nome di un satellite, ma un satellite non sapeva nemmeno cosa fosse.
Nemmeno suo padre che la aveva chiamata così probabilmente lo sapeva; aveva semplicemente alzato gli occhi al cielo, alla sua nascita, domandandosi come avrebbe mantenuto quella ennesima bocca affamata e ululante, e aveva trovato l’enorme palla in cielo a rammentargli quanto fosse piccolo e tremendamente inutile.

Luna Scicolone al cielo non guardava mai.
Guardare in alto non era concesso, sognare non era proficuo, affidarsi a Dio, al fato, ad una entità superiore, era stupido, innamorarsi era pericoloso.
Luna Scicolone credeva nella terra, nel denaro, che non aveva mai, nei conti sul foglio di carta del pane, nel panino col prosciutto, che le regalava da bambina il salumiere in cambio di una palpatina veloce nel retro.

E credeva nel proprio corpo.
Un corpo sopravvissuto, vituperato, sfregiato, saccheggiato, come una città dopo la guerra o dopo una bomba atomica.
Credeva nelle cosce bianche, solide e lisce come le colonne del paradiso, nei seni sodi e prepotenti, marezzati di lividi e tagli di clienti troppo esuberanti, credeva nella carne del proprio corpo, nelle escrescenze mai guarite, nelle infezioni, che spesso la divoravano sino all’osso, credeva nelle botte, nei pugni, nei calci di disprezzo, nelle parole che le venivano lanciate come armi per definirla e darle un ruolo nella società: puttana, bagascia, zoccola.

Luna Scicolone non ci badava, non era una che si offendeva, non era una che reagiva agli insulti e alle botte.
Aveva imparato a zittirsi, a non combattere, a non sperare, a non palpitare mai.
Nella maturità della propria vita aveva imparato a costruire in silenzio, senza essere mai la donna di nessuno, eppure essendo spesso la donna di tutti.
Tra le rughe e le cicatrici aveva imparato a essere oculata e parsimoniosa, soprattutto col denaro, ma anche con se stessa. Aveva venduto il proprio corpo, abbandonato ogni vergogna, varcato ogni limite, e cavalcato ogni ondata di lussuria e perversione, ma le rimaneva un cuore puro, antico, vergine e emozionante che non aveva mai concesso a nessuno, e che era capace di far impazzire di amore e di desiderio e di voglia di prendersi cura di lei.

Luna Scicolone aveva iniziato a prendersi cura di se stessa e, nel suo rettangolo di locale affacciato sul mare, tra i divani di velluto e gli specchi fino al soffitto, tra le bottiglie di amaro e di Strega, Luna Scicolone non era più la battona emigrata dalla ‘bassitalia’ negli anni ’60.
Non era più la terrona dalla pelle scura e il sedere pronunciato malvista dalle donne secche e gelide di Savona, non era più Luna Scicolone fu Quagliarulo, la pezzente che riceve nel buco puzzolente al porto. Ma l’esotica, conturbante, inafferrabile, sofisticata Lady Moon.

CONTINUA…

“Rosso Pistacchio” è la rubrica al femminile di IVG, ogni martedì a cura di Marzia Pistacchio: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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