La sentenza

Savona, sparatoria in via Premoli: 7 anni di reclusione per Salvatore Gagliardi

L'uomo doveva rispondere di duplice tentato omcidio per aver sparato contro Luca Giordano e la fidanzata di quest’ultimo

tribunale savona

Savona. Sette anni di reclusione e duemila euro di multa. E’ la condanna inflitta questa mattina con il rito abbreviato a Salvatore Gagliardi per la vicenda della sparatoria di via Premoli, avvenuta lo scorso 9 marzo a Savona. Quel giorno Gagliardi aveva sparato alcuni colpi di pistola contro Luca Giordano e la fidanzata di quest’ultimo, con i quali aveva avuto una discussione per una questione di soldi. Per questo motivo oggi era a giudizio con l’accusa di duplice tentato omicidio premeditato.

Una contestazione che i difensori di Gagliardi, gli avvocati Rocco Varaglioti e Antonio Falchero, hanno chiesto di ridimensionare al giudice Francesco Meloni sostenendo che non ci fosse la premeditazione (secondo i legali se avesse avuto l’intenzione di uccidere si sarebbe infatti presentato armato già al primo incontro con la coppia). Inoltre, sempre secondo gli avvocati Varaglioti e Falchero, all’imputato andava riconosciuta la legittima difesa perché avrebbe sparato come reazione ad una situazione in cui si sentiva in pericolo ed era spaventato. Tesi che il giudice non ha accolto (per conoscere le motivazioni bisognerà però attendere il deposito delle motivazioni) accogliendo le richieste del pm Chiara Venturi che aveva chiesto appunto una condanna a sette anni per duplice tentato omicidio premeditato. Un verdetto contro il quale i difensori hanno già annuniato che faranno appello.

Proprio durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero, Gagliardi aveva infatti fornito la sua versione dei fatti inquadrando la sparatoria in un contesto di ripetute minacce, anche di morte, che da giorni subiva da parte di Giordano a causa di un debito di 150 euro (non di droga, come ipotizzato in un primo momento dagli inquirenti, ma probabilmente di gioco).

Gagliardi aveva anche riferito di essere molto preoccupato e, soprattutto, che si sentiva in pericolo. In particolare, quella sera, prima di arrivare in via Premoli ed impugnare la pistola, l’uomo sarebbe stato pesantemente minacciato, anche con un coccio di bottiglia, oltre che spintonato, da Giordano che gli aveva dato appuntamento in via Aglietto. Davanti a quel comportamento, esasperato, Gagliardi avrebbe pensato di andare a casa del nipote, dove nascondeva una pistola, per mettere paura alla coppia mostrando l’arma. “Non volevo uccidere nessuno, ma solo spaventarli per fare in modo che mi lasciassero stare” sarebbe il senso delle parole pronunciate nel corso dell’interrogatorio in Procura. Gagliardi avrebbe quindi mostrato la pistola a Giordano per intimorirlo ed invitarlo ad allontanarsi (“se no ti sparo”), ma lui per tutta risposta gli avrebbe tirato un coccio di bottiglia. A quel punto, il primo ha fatto fuoco con una Beretta calibro 9×21 mirando “verso le gambe”.

La ricostruzione di Gagliardi era stata confermata anche dai suoi legali, gli avvocati Rocco Varaglioti e Antonio Falchero, che avevano precisato: “E’ stata un’azione non premeditata, ma dovuta all’atteggiamento gravemente minatorio di Giordano. Abbiamo deciso di far parlare il nostro assistito perché ci siamo resi conto che mancava completamente un approfondimento su quanto successo prima della sparatoria”.

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