Atletica leggera

Dai Mondiali alla cura dei talenti: Madonia parla di Bogliolo e futuro

Alassio. Dalla medaglia mondiale allo sguardo da allenatore: Ezio Madonia racconta per Ivg.it la nuova carriera, le prospettive di Luminosa Bogliolo e lo stato dell’arte dell’atletica italiana, che sembra vivere una nuova primavera dopo le molte stagioni autunnali.

 

Iniziamo dal cammino che ci ha portati qui: com’è iniziata la collaborazione con la Bogliolo?

Ho iniziato con lei quando è mancato il suo allenatore, Astengo. Conoscevo la sua storia, a volte condividevamo anche il campo: Luminosa già due anni fa studiava veterinaria in Sardegna e si allenava poco. Lo faceva quando era qui in Liguria, qualcosa quando era a Sassari, ma era davvero poco: eppure già così ha ottenuto risultati ottimi, compreso il titolo italiano promesse, facendomi intuire che ci potessere essere sotto qualcosa di davvero valido. Così sono tornato sul campo di atletica non come atleta, ma come allenatore e lei si è spostata a Torino a studiare, per poter tornare più spesso in Liguria.

 

Sono cambi di prospettiva che hanno fatto crescere entrambi.

Assolutamente, anche me come allenatore: all’inizio l’ho allenata come una velocista, anche sul piano tecnico non sapevo quanto so adesso. Quando hai atleti con questo talento è sempre un rischio e devi provarle tutte. Poi a Torino è seguita anche da Antonio Dotti, esperto nel mezzofondo, ma con alcune ostacoliste nel team, in modo che in entrambe le città Luminosa potesse allenarsi al meglio. Ovviamente è stato un progetto seguito e pianificato anche con la famiglia: incrociare lo studio e l’attività sportiva è una scelta non facile, ma adesso i frutti stanno arrivando. E poi è giovane, atleticamente giovane: sapevo che poteva andare forte, ma non mi sarei aspettato che lo facesse così presto.

 

Questi frutti a cosa porteranno per gli Europei? E per le prossime stagioni?

Secondo me il suo obiettivo dev’essere accedere alla finale: bisogna anche tenere conto della contrattura che l’ha tenuta ferma qualche giorno. Un infortunio fastidioso, ma nulla di grave: lei sa correre senza pensare troppo a queste cose, è un lato positivo del suo carattere.

Per il futuro, Luminosa è una che può andare lontano: può correre ai Giochi olimpici, attaccare il record italiano. La direzione è quella e il futuro è da costruite. Lei è cambiata: con Savona e Tarragona è entrata in una dimensione nuova, completamente diversa e inattesa. Solo un anno fa pensare di correre ai Giochi del Mediterraneo era un sogno, ora si arrabbia perché non ha vinto l’oro. Adesso ha bisogno di gare ad alto livello per migliorare ancora e di allenarsi.

 

L’atletica italiana sembra riprendersi, dopo alcune stagioni tinte di grigio: Tortu, Tamberi, Bogliolo…

Pensando agli imminenti Europei, sono ottimista: il livello italiano, soprattutto adesso, non è lontano dagli altri paesi. Tortu, Grenot, anche la Bogliolo, i risultati possono arrivare. A livello giovanile vedo che le medaglie arrivano: e se c’è qualcuno che tira, allora ne risente positivamente tutto il movimento. In questi anni, però, dopo i buoni risultati giovanili, tutto si spegneva: forse c’è stata troppa fretta di ottenere i risultati, facendo crescere troppo in fretta gli atleti. Credo che la strada giusta sia quella seguita dall’allenatore di Tortu, suo padre: farlo crescere passo passo, senza bruciare le tappe.

Qualcosa s’è mosso: solo pensando alla velocità c’è anche Jacobs, che secondo me può correre anche lui sotto i 10”. Ma a livello mondiale è più difficile, siamo ancora lontani: siamo un po’ rimasti fermi, c’è del lavoro da fare.

 

L’atletica ligure e savonese sembra anch’essa in fase di riprendersi.

La federazione sta facendo un bel lavoro, si sta muovendo con raduni per coinvolgere ragazzi e allenatori, senza tralasciare alcun settore. Ci sono alcune realtà, come Boissano, dove c’è molto movimento; anche a Savona e a Genova qualcosa si muove. Il problema a livello giovanile è conquistare i ragazzi, tenerseli, far sì che si divertano, metterla anche come un gioco: servono proposte che stimolino i ragazzi a venire sul campo e allenarsi divertendosi, non iniziare ad allenare i ragazzini come gli adulti. Ma le cose stanno cambiando.

 

La situazione locale può darci insegnamenti utili per il movimento nazionale?

Bisogna cercare di movimentare le cose e purtroppo la fine dei Giochi della gioventù ha eliminato dal giro le scuole. Ma è lì che si trovano i ragazzi: fino a oggi si è molto lavorato sul caso, sulla singola conoscenza. Serve il ritorno alla sistematicità, a uno sforzo culturale sull’atletica, sullo sport in generale in Italia.

Questo ha ricadute sugli impianti: per noi, per esempio, speriamo di avere a disposizione quest’inverno il palazzetto di Alassio o Loano, perché succede che il meteo non permette di allenarsi.

 

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