Idee

Cinghiali, i Verdi savonesi: “L’unica soluzione è il controllo anti-fecondativo”

"Non sarà la caccia, né il cosiddetto 'foraggiamento dissuasivo' a risolvere il problema degli ungulati"

Cinghiali Verdi Savonesi

Liguria. “Non sarà la caccia, né il cosiddetto ‘foraggiamento dissuasivo’ a risolvere il problema degli ungulati. Sono urgenti azioni nuove e concrete in sintonia con i risultati della ricerca scientifica”. Lo sostiene il portavoce dei Verdi della provincia di Savona Gabriello Castellazzi.

“Anche la Liguria deve affrontare il grave problema dei danni causati all’agricoltura dal costante aumento degli ungulati nonostante l’intensificarsi della caccia – ricrda – Infatti l’attività venatoria ne fa aumentare il numero e studi scientifici seri lo dimostrano. Finalmente anche la Coldiretti se ne rende conto e accetta la soluzione degli antifecondativi. L’ assessore regionale Stefano Mai dice di voler valutare oggi le nuove proposte di Coldiretti ma si troverà certamente contro la potente lobby dei cacciatori. Quale interesse prevarrà? Quello di chi produce cibo per tutti o quello di chi si diverte a sparare sulla fauna selvatica? La caccia è dannosa per l’ambiente, per l’agricoltura e per il turismo. Ci attendiamo risposte innovative e coraggiose al tavolo verde convocato oggi in Regione con le associazioni degli agricoltori”.

“I cinghiali erano praticamente scomparsi nei primi decenni del ‘900, ma sono stati reintrodotti illegalmente in Italia proprio per favorirne la caccia e nel 2015 l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha stimato la loro presenza di circa un milione di capi. I cinghiali colonizzano rapidamente aree molto estese perché si riproducono velocemente: raggiunto il sesto mese di età, la madre partorisce in media una decina di piccoli. Il professor Carlo Consiglio, docente di zoologia presso l’Università La Sapienza, afferma: ‘La caccia disgrega i gruppi consolidati e contribuisce ad aumentare la fertilità della specie venendo meno il meccanismo della simultaneità dell’estro delle femmine’. Alla stessa conclusione sono giunti altri ricercatori: il professor Luigi Boitani, docente di ecologia animale; la professoressa Sabrina Servanty, che insieme ad un gruppo di biologi ha seguito per 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali nel dipartimento Haute Marne in Francia; il biologo ungherese Vilmos Sanji; il dottor Silvano Toso, ex-direttore di Ispra, il professor Josef Reicholf. Per tutti questi studiosi, molto preparati sul problema, la ‘pressione venatoria’ non impedisce l’accrescimento della popolazione, anzi aumenta fertilità della specie.”.

“Tutti sono invece concordi sul fatto che l’unica soluzione, veramente efficace per ridurre il numero degli ungulati, sia quella del controllo con anti-fecondativi, tecnica certamente costosa nella prima fase, ma unica veramente efficace e in grado di portare ad un riequilibrio ambientale futuro. I Verdi si chiedono: dove sono gli studiosi che dimostrano il contrario?”

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