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Bombardier, slitta il tavolo al Mise: i sindacati organizzano un’assemblea pubblica alla Sms di Vado

"Al tavolo serve la presenza di un dirigente del gruppo: alle dichiarazioni di voler restare a Vado seguano azioni concrete"

Bombardier Vado

Vado Ligure. E’ stato procrastinato al 24 luglio il tavolo riguardante la vertenza Bombardier che si sarebbe dovuto tenere oggi al ministero dello svilluppo economico. A richiedere il rinvio è stata la stessa azienda.

La decisione di far slittare l’incontro ha ovviamente fatto storcere il naso alle segreterie di Cgil, Cisl e Uil, di Fim, Fiom e Uilm e alla Rsu dello stabilimento di Vado Ligure, che commentano: “dal momento che da tempo richiediamo di aggiornare il tavolo di confronto reputiamo questa decisione negativa, tanto più che da mesi denunciamo come il ritardo nella definizione dell’accordo con Hitachi per la produzione quale subfornitore dei treni regionali stia mettendo a serio rischio la sopravvivenza del sito produttivo. E’ pertanto indispensabile che all’incontro del 24 luglio sia presente un dirigente del gruppo, preferibilmente il vice presidente della regione di riferimento per Bombardier Italia Oscar Vazquez, affinchè ai propositi che sono stati espressi a maggio circa la volontà di Bombardier di rimanere in Italia preservando lo stabilimento di Vado Ligure inizino a seguire azioni concrete”.

“Infatti l’azienda tramite i vertici aziendali ci ha sostanzialmente informato che è intenzione del Gruppo lavorare al cambiamento del piano industriale presentato nel luglio 2016, piano che individuava nei carichi di lavoro da Mercitalia e da Hitachi gli strumenti per mantenere aperto il sito insieme alla definizione di 106 esuberi (ad oggi ne sono usciti volontariamente circa 60 lavoratori) nonchè ad un massiccio ricorso alla CIGS senza integrazione salariale da parte dell’azienda. Dopo la positiva notizia dello scorso novembre dell’aggiudicazione della commessa delle locomotive da parte di Mercitalia non si è registrata alcuna novità in grado di garantire quei carichi di lavoro prospettati dall’azienda indispensabili alla sopravvivenza dell’unico sito produttivo di Bombardier in Italia”.

“Pertanto ad oggi, una volta terminata la produzione delle locomotive DC3, dall’autunno 2019 non abbiamo alcuna concreta opportunità di carichi di lavoro. Inoltre alla fine del 2019, qualora si rinnovasse la CIGS per area di crisi industriale complessa (ulteriore 12 mesi da fine novembre 2018) scadranno tutti gli ammortizzatori sociali disponibili. A quel punto la chiusura della fabbrica sarà lo scenario più realistico. L’azienda non può prendere ulteriormente tempo; occorre che ai lavoratori vengano fornite quelle risposte che ormai da troppo tempo le Organizzazioni Sindacali e la RSU stanno chiedendo. Servono urgentemente risposte circa la missione produttiva del sito e circa i carichi di lavoro”.

Su mandato dei lavoratori, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Savona e le segreterie di Fim, Fiom e Uilm di Savona e la Rsu di Bombardier hanno organizzato per venerdì 13 luglio alle 20.30 presso la Sms Pace e Lavoro della Valle di Vado un’assemblea pubblica per discutere di “questa fondamentale vertenza per il nostro territorio all’interno del contesto dell’area di crisi industriale complessa. Sono inviatati i rappresentanti delle istituzioni locali (Comune di Vado Ligure, Comune di Savona, Provincia di Savona e Regione Liguria) nonché i parlamentari ed i consiglieri regionali eletti dal territorio affinchè su Bombardier ed in generale sui problemi produttivi ed occupazionali aperti ci sia la massima attenzione da parte di tutti i livelli istituzionali nonché la collaborazione di tutti gli eletti del territorio per portare a Roma le istanze di migliaia di lavoratori della nostra Provincia”.

Il primo obiettivo deve essere “la definizione dell’esponente politico del ministero che seguirà la vertenza Bombardier per la risoluzione di una crisi industriale che dura ormai da troppo tempo. La sopravvivenza dell’unico sito produttivo Bombardier presente in Italia nonché di una storica fabbrica del nostro territorio deve essere garantita. La provincia di Savona, riconosciuta area di crisi industriale complessa, non può permettersi di perdersi la seconda fabbrica del territorio con una potenziale emorragia occupazionale di oltre 500 lavoratori più indotto”.

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