Rimborso

Savonese prestò 5 mila lire al Partito Fascista, ora l’erede chiede 165 mila euro a Fratelli d’Italia

Il ragioniere che si occupa del caso: "Perché Fratelli d'Italia? Come per le persone fisiche anche per i soggetti giuridici o i partiti esiste una successione"

Fratelli Italia

Savona. Il nonno savonese prestò 5.000 lire al Partito Fascista, il nipote ora chiede la restituzione di 165.000 euro a Fratelli d’Italia. La vicenda curiosa – come riporta l’agenzia di stampa Dire – corre lungo la storia tra la Liguria e la Toscana e inizia il 14 luglio 1926 quando il signor Guido De Falco, classe 1897, originario di Savona, allora giovane militante di destra, sottoscrisse un buono del tesoro al portatore del valore di 5.000 lire.

L’obbligazione fu convertita in Littorio il 12 febbraio 1928 dall’allora Partito Fascista. Il credito non venne mai riscosso e il documento fu smarrito finche’, qualche settimana fa, Massimo De Falco, 43 anni, di Viareggio, nipote di Guido, rovistando tra i ricordi di famiglia lo ha ritrovato e ha pensato di esigere il credito. Non certo dal disciolto Partito nazionale fascista ma da quelli che ha ritenuto essere i suoi eredi, non tanto dal punto di vista politico ma soprattutto da quello giuridico.

A far emergere la storia è Stefano Rossi della Fondazione italiana risparmiatori, realtà con sede a Milano che si occupa di recupero buoni postali, titoli antichi e cambio lire-euro. E’ stato lo stesso Rossi a calcolare la somma da richiedere, arrivando a una stima di 165.000 euro tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione.

“L’individuazione di Fratelli d’Italia come soggetto deputato a saldare il credito- spiega all’agenzia ‘Dire’ il ragioniere – parte dalla considerazione che, come per le persone fisiche, anche per i soggetti giuridici e le associazioni non riconosciute quali sono i partiti, esiste una successione”.

Per Rossi, “si prescinde da qualsiasi aspetto di colore politico, si guardano gli statuti e la successione giuridica. E così dal disciolto Partito nazionale fascista si passa al Movimento sociale italiano poi ad Alleanza nazionale e infine a Fratelli d’Italia. E’ un po’ come se fossero parenti alla lontana, anche se politicamente non assimilabili sono comunque giuridicamente eredi”.

Ecco, dunque, partire la diffida a cui non è ancora arrivata risposta. “Aspetteremo ancora qualche giorno – afferma Rossi- e dopodiché’ ci muoveremo con un decreto ingiuntivo o un atto di citazione”.

Il ragioniere sottolinea che si tratta di “una cifra stimata per difetto, considerando che all’epoca il nostro Paese stava ancora pagando il salato conto della Prima Guerra Mondiale e con quella somma ci si poteva acquistare una casa di dimensioni considerevoli, cosa che oggi non si può certo fare con 165.000 euro”.

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