La sentenza

Savona, investimento mortale in corso Svizzera: scooterista patteggia due anni

Nei guai oltre all'investitore, Donato Fotia, erano finiti per favoreggiamento i suoi fratelli Francesco e Pietro che avevano cercato di "coprirlo" e ora faranno la messa alla prova

Investimento Pedonale Corso Svizzera Savona

Savona. Nel giugno dello scorso anno aveva investito con lo scooter e ucciso una donna di 76 anni, Emilia Ponzanelli, che stava attraversando la strada in corso Svizzera a Savona. Questa mattina per quel drammatico incidente Donato Fotia ha patteggiato due anni di reclusione per omicidio stradale con la sospensione condizionale della pena.

Nei guai per questa vicenda erano finiti anche i fratelli del conducente del mezzo a due ruote, Francesco e Pietro Fotia, che, secondo l’accusa, avevano cercato di “coprire” Donato che guidava senza patente. Per questo nei loro confronti il pm Chiara Venturi aveva aperto un fascicolo per favoreggiamento e auto calunnia (Francesco si era infatti assunto la responsabilità dell’incidente) che dovrebbe definirsi con la messa alla prova per entrambi.

Questa mattina, infatti, il giudice Fiorenza Giorgi ha accolto la richiesta degli avvocati Alain Barbera e Paolo Lavagnino, che assistono i fratelli Fotia, di estinguere il reato svolgendo dei lavori di pubblica utilità (il programma della messa alla prova dovrà essere validato in un’udienza che è stata fissata a dicembre prossimo).

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, dopo l’incidente, in un primo momento, l’investitore era fuggito, salvo poi presentarsi circa mezzora dopo dai vigili, ancora impegnati nei rilievi, per assumersi la responsabilità di quanto successo. Il caso sembrava chiuso e invece le indagini dei vigili e della squadra mobile della polizia, che avevano anche visionato i filmati di diverse telecamere della zona, avevano iniziato a sollevare dubbi sulla confessione del presunto responsabile, Francesco Fotia. Una tesi che aveva trovato conferma qualche giorno dopo quando Donato Fotia, fratello dell’uomo che aveva confessato di aver investito Emilia Ponzanelli, si era presentato con il suo avvocato nell’ufficio del sostituto procuratore Chiara Venturi ed aveva ammesso di essere il vero responsabile.

“Ero senza patente e non sapevo cosa fare. Ero disperato” aveva raccontato disperato al pm. Per questo motivo Donato Fotia dopo aver urtato l’anziana che attraversava fuori dalle strisce pedonali era scappato ed aveva abbadonato la moto e il casco in piazzale Amburgo per continuare la fuga a piedi verso via Nizza. A quel punto avrebbe telefonato al fratello Pietro per chiedergli aiuto ed avrebbe aspettato che lui lo andasse a prendere in auto. In quei momenti i fratelli Fotia avrebbero pensato alla messa in scena per “salvare” Donato: far entrare in gioco il terzo fratello, Francesco appunto. Donato aveva dato la sua maglietta a Francesco che, accompagnato da Pietro, era tornato in corso Svizzera dove, com’è noto, aveva confessato ai vigili di aver investito la donna e di essere scappato perché preso dal panico.

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