Bancarotta

Fallimento di “Al Saraceno Group”, due patteggiamenti ed un rinvio a giudizio

Secondo le Fiamme Gialle la società che gestiva hotel di lusso era stata "spogliata" delle sue risorse dai suoi amministratori

Savona. La vicenda del fallimento della società “Al Saraceno Group” (che si occupavano della gestione delle omonime strutture ricettive-alberghiere di lusso a Varigotti, Alassio, ma anche in Sardegna, a Stintino) questa mattina è approdata in udienza preliminare ed è sfociata in un rinvio a giudizio e due patteggiamenti. A processo, nel gennaio 2019, finirà l’imprenditore Massimo Medesani che dovrà rispondere di bancarotta fraudolenta e documentale. Le altre due persone che erano finite nei guai insieme a lui, Francesco Ventruti e Fabrizio Ferrari, hanno invece patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Ventruti, che secondo la Procura era amministratore di fatto della società Al Saraceno Group, doveva rispondere dell’accusa di bancarotta per distrazione, mentre Ferrari, come intestatario di un conto corrente in una banca del Principato di Monaco, era contestato il reato di riciclaggio di denaro.

I tre erano finiti nei guai al termine di complesse indagini delle Fiamme Gialle secondo cui le società sarebbero arrivate al dissesto a causa del sistema illecito attraverso il quale il loro amministratore, Massimo Medesani, avrebbe distratto ingenti risorse finanziarie, per un totale di oltre 220.000 euro, dalle casse societarie.

guardia di finanza albenga

Continuando gli accertamenti investigativi, anche grazie a rogatorie estere, gli inquirenti avevano concluso che Ventruti, nel febbraio 2016, in concorso con Medesani, aveva distratto ingenti risorse finanziarie dal patrimonio di “Al Saraceno” per farle confluire in una società svizzera di cui era legale rappresentante. In questo contesto sarebbe entrato in gioco Ferrari, amministratore di una fiduciaria svizzera. Proprio grazie a Ferrari, secondo la tesi della Procura, un importo complessivo di circa 123 mila euro, ovviamente sottratti alla società poi fallita, sarebbero stati trasferiti attraverso un conto monegasco in altri conti esteri comunque riconducibili a Ventruti.

E ancora, sempre secondo l’accusa, gli imprenditori avrebbero inscenato delle vendite di arredamenti ed attrezzature varie, ma sarebbero ricorsi anche a frequenti ed ingenti prelevamenti tramite carte di credito e bancomat aziendali per sostenere spese di carattere personale. Inoltre l’attività investigativa aveva permesso di smascherare meccanismi fraudolenti più complessi ed articolati come il drenaggio di ingenti capitali verso Paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti “off-shore” (tra cui appunto Principato di Monaco, Svizzera e Panama). Flussi finanziari che per gli inquirenti venivano camuffati sotto forma di pagamenti per consulenze e prestazioni di servizi, di fatto, mai avvenute, ed effettuate da società estere tutte riconducibili proprio agli amministratori della Al Saraceno.

Per riuscire ad indurre in errore i creditori sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria delle società, inoltre, avrebbero anche falsificato scritture contabili e bilanci aziendali indicando debiti per circa 1,5 milioni di euro a fronte di una esposizione debitoria effettiva calcolata dalle Fiamme Gialle di circa tre milioni di euro.

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