La sentenza

Aggredì la ex davanti alla figlia e poi le “sequestrò” in casa, 44enne condannato

L'uomo aveva fatto una scenata in preda alla gelosia: era accusato di stalking, maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona

tribunale savona

Savona. Nel giugno del 2017 un quarantaquattrenne di Torino, G.V.R., era stato arrestato dai poliziotti della squadra mobile di Savona con l’accusa di stalking, maltrattamenti e lesioni verso la ex convivente. Dopo l’arresto il pm Massimiliano Bolla gli aveva poi contestato anche il reato di sequestro di persona per aver trattenuto la donna e la loro figlia allora sedicenne in casa impedendogli, di fatto, di uscire. Questa mattina, per quella vicenda, l’uomo è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione con il rito abbreviato in tribunale davanti al gup Francesco Meloni.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la relazione tra i due si era interrotta nel giugno del 2014 dopo una lunghissima convivenza dalla quale era nata appunto anche una figlia. Era proprio per consentire alla ragazzina di vedere il padre che i rapporti tra i due ex non si erano interrotti del tutto e lui, ogni tanto, andava a dormire casa della donna. Nel giugno del 2017 era successo proprio quello, ma la gelosia aveva scatenato la rabbia di G.V.R., che aveva finito per aggredire la donna.

A provocare la reazione rabbiosa dell’uomo, come accertato dagli inquirenti, erano stati alcuni messaggi letti sul cellulare della ex convivente. Folle di gelosia, lui aveva quindi colpito la donna al volto (aveva rimediato diverse ecchimosi e una contusione all’occhio) per farsi dire chi era la persona con cui si scambiava quegli sms. Non ottenendo le risposte che voleva, G.V.R. non aveva esitato ad afferrare un coltello dalla cucina, con una lama di circa 30 centimetri, con il quale l’aveva minacciata di morte. In quel momento la figlia sedicenne era intervenuta in difesa della madre ed era riuscita ad evitare il peggio.

La mattina successiva, nonostante l’uomo non volesse che uscissero di casa (forse proprio per il timore di essere denunciato) madre e figlia erano riuscite ad allontanarsi con una scusa ed erano subito andate al pronto soccorso. Da lì, una volta medicate, si erano presentate in questura dove avevano raccontato tutto alla polizia. Proprio mentre erano davanti ai poliziotti, tra l’altro, la sedicenne aveva ricevuto una telefonata dal padre (che aveva rotto il cellulare della ex) che le aveva nuovamente minacciate. Parole che erano state ascoltate in vivavoce proprio negli uffici della Questura.

Ascoltando la testimonianza della ex convivente dell’uomo erano poi emersi altri episodi simili risalenti agli anni precedenti (la donna, già nel 1996, aveva anche presentato delle querele che però erano state tutte ritirate in un secondo momento). Alla luce di questi precedenti, i poliziotti della squadra mobile, diretti dal vice questore aggiunto Rosalba Garello, avevano informato il pm di turno Massimiliano Bolla che aveva dato il via libera all’arresto dell’uomo.

La polizia lo aveva quindi rintracciato ed arrestato per stalking, lesioni personali, maltrattamenti (relativamente al periodo di convivenza con la donna) e sequestro di persona.

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