Affondo

Vaccarezza all’attacco di Melgrati: “Come se Bonucci volesse giocare con la Juve, peccato che ha cambiato squadra…”

Il commissario alassino sul caso del simbolo della lista Melgrati: "Dalla politica per passione alla politica del pasticcione"

Toti nel ponente savonese

Alassio. Si infiamma la campagna elettorale alassina in vista del voto del 10 giugno, con polemiche e attacchi incrociati. E i due “rivali” all’interno di Forza Italia non se la mandano a dire, rimarcando lo scontro aperto tra il capogruppo FI e commissario cittadino alassino Angelo Vaccarezza e il candidato sindaco Marco Melgrati.

“Il 10 giugno Alassio sceglierà il suo nuovo sindaco: sinceramente avrei evitato di infierire su un avversario in evidentemente stato di “confusione elettorale”, ma vista l’arroganza e soprattutto la quantità di bugie scritte e dichiarate, è necessario dire quale sia la verità e come sono realmente andate le cose. La nostra storia va in scena nella meravigliosa cornice di Alassio dove l’ex sindaco, ex consigliere provinciale ed ex consigliere regionale Marco Melgrati ha messo in scena il suo personale spettacolo durante la presentazione delle liste” dice Vaccarezza.

“Andiamo con ordine: il nostro Marco dopo aver deciso di candidarsi alla carica di sindaco, a capo di una lista civica, inizia a fare dichiarazioni quanto meno discutibili: si autoproclama “Ras” locale di Forza Italia, con tanto di commovente lettera al presidente Silvio Berlusconi (fonti interne riportano che Silvio abbia detto: Melgrati chi?). Dopodiché, si auto conferisce il simbolo della Casa delle Libertà; a poco valgono i richiami alla prudenza e così, agli sgoccioli della scadenza del termine ultimo per la presentazione della lista, arriva puntuale la diffida a non utilizzare un simbolo del quale non può più fregiarsi, e l’invito informalmente dagli organi competenti a cambiare simbolo” spiega ancora Vaccarezza. [tag name= “alassio 2018”]

“Il nostro ArchiMarco va nel panico e, pur avvalendosi dei consigli dei ben quattro avvocati in lista con lui prende la decisione: nuovo simbolo e nuova raccolta firme! Tutti provano a spiegargli che la nuova raccolta firme non serve, basta cambiare il simbolo una volta ricusato, ma lui al grido di “sugnu io u Berluschinu” ordina la prova di forza. Tant’è il problema è che per la seconda volta come si dice a Roma “ce prova” ed il simbolo cambia di pochissimo. Una cosa vorrei fosse chiara: Marco Melgrati ha tutto il diritto di fare ciò che vuole, ma indossando la maglia della sua attuale squadra, non certo quella in cui giocava prima” aggiunge ancora l’esponente forzista.

Ed ecco la metafora calcistica: “Sarebbe come se Leonardo Bonucci volesse fare una partita con la maglia della Juventus, ormai ha cambiato squadra, è un giocatore del Milan e dove giocava prima di certo non lo rimpiangono…”.

“Il finale della storia è noto: secondo plagio e seconda ricusazione, questa volta ufficiale, da parte della Commissione mandamentale. Così, in un bel sabato sera di maggio, tutti a disegnare un terzo simbolo, augurandosi di non sbagliarlo un’altra volta. Se fossimo in una nota trasmissione delle reti Mediaset, a questo punto si sentirebbe la voce di Barbara D’Urso sentenziare: Marco, devi definitivamente abbandonare la casa. In questo caso, delle Libertà…” conclude Vaccarezza.

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