La sentenza

Patteggia la banda di ladri in banche e gioiellerie: avevano colpito ad Albenga portandosi via un bottino da 140 mila euro fotogallery

Erano stati arrestati dai carabinieri ingauni che indagavano sul colpo alla gioielleria "Buffa" del centro storico ingauno

Albenga. Nel luglio del 2017 erano finiti in manette al termine di un’indagine dei carabinieri di Albenga che aveva sgominato una banda di cittadini colombiani specializzata in furti negli istituti di credito, nelle gioiellerie e anche a danno dei clienti delle banche stesse. Questa mattina per quella vicenda, cinque persone, Diego Ocha e Diana Vasquez (marito e moglie), Alejandro Cruz, Hipolito Herrera e Enid Rodriguez, tutti di nazionalità colombiana, irregolari sul territorio nazionale, nati tra il 1968 e il 1981, e in Italia con documenti falsi, hanno scelto di definire la loro posizione con un patteggiamento davanti al giudice Francesco Giannone.

In dettaglio Diego Alejandro Ochoa Quintero ha patteggiato tre anni di reclusione e 600 euro di multa, Hipolito Segundo Herrera Guerrero, Enid Diaz Rodriguez e Diana Vasquez hanno patteggiato tre anni di reclusione e 900 euro di multa, mentre Alejandro Cruz ha patteggiato due anni di reclusione, pena che è stata sostituita con l’espulsione dal territorio nazionale per dieci anni.

Secondo quanto accertato dai militari la banda per mettere a segno i furti agiva sempre in gruppo, senza mai usare violenza, ma con destrezza. I componenti del gruppo erano tutti abilissimi e con un ruolo ben preciso: alcuni facevano da palo, alcuni distraevano gli impiegati mentre gli altri compivano il furto vero e proprio. E molto spesso le stesse vittime se ne accorgevano dopo diverse ore.

I cinque erano stati arrestati (in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto firmato dal sostituto procuratore Massimiliano Bolla e poi convalidato dal gip di Milano) dai militari del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Albenga, guidato dal tenente Iacopo Vittorio Rossi, a Pioltello, nella periferia milanese.

L’indagine aveva preso le mosse dal furto ai danni della Gioielleria Buffa del centro storico di Albenga, avvenuto il 24 maggio 2017, che aveva permesso alla banda di portarsi via un “bottino” da 140 mila euro (il colpo più ingente). In quell’occasione, come avevano appurato i militari, due facevano da palo e altri tre, con vari ruoli, avevano effettuato il vero e proprio furto dentro la gioielleria distraendo il personale e accedendo al contenuto della cassaforte.

I carabinieri ingauni erano riusciti a mettersi sulle tracce dei cinque partendo dalle immagini dalle telecamere della videosorveglianza della polizia municipale di Albenga. Dopo aver identificato i sospettati era iniziata un’intensa attività di monitoraggio che aveva poi permesso di ricostruire i movimenti della banda e di rintracciare i malviventi appunto nel quartiere di Pioltello (Milano).

I furti erano la principale attività dei membri della banda che, secondo quanto accertato, dedicavano ogni loro “sforzo” alla pianificazione dei colpi. Ogni tipologia di obiettivo richiedeva una strategia diversa, con ruoli e compiti ben definiti. C’era chi doveva controllare i dipendenti oppure chi doveva “far perdere tempo” per permettere ai complici di raccogliere informazioni o mettere a segno il colpo. Per quanto riguarda le banche, ad esempio, i portavalori incaricati di trasferire il denaro venivano pedinati per chilometri: poi non appena avveniva la consegna di denaro i malviventi mettevano in atto un diversivo con cui distrarre la guardia giurata e rubare il denaro. Questa strategia è stata realizzata in occasione del colpo alla Banca Popolare di Milano del 6 giugno 2017, quando i ladri erano riusciti addirittura ad entrare nel caveau dell’istituto di credito (salvo poi essere messi in fuga dal personale).

Che l’attività criminale fosse ben strutturata lo aveva confermato anche il tentativo di furto nella gioielleria di Riva del Garda del 12 giugno, quando un primo “attore” aveva effettuato un sopralluogo utile a raccogliere informazioni sul negozio e sul funzionamento dei sistemi di sicurezza alcuni giorni prima del vero e proprio colpo (poi sventato dagli impiegati dall’esercizio commerciale).

Nel corso della perquisizione dei militari erano stati rinvenuti indumenti usati per il colpo, recuperati cellulari e denaro contante. Al momento del fermo Diana Vasquez e Diego Ochoa stavano per andare a Madrid e poi a Bogotà (erano stati trovati infatti i loro biglietti aerei): per questo, visto che il pericolo di fuga era concreto, i militari erano intervenuti per bloccarli.

Alla banda erano attribuiti cinque colpi, due andati a buon fine e tre tentati. Il primo il 24 maggio 2017 ad Albenga, alla gioielleria Buffa, dove avevano portato via un bottino da 140 mila euro; poi il 6 giugno 2017 si era registrato il tentativo di furto alla Banca Popolare di Milano, in una filiale del capoluogo lombrado; il 12 giugno 2017 erano stati monitorati un tentativo di furto alla gioielleria “Detoni” di Riva del Garda (dove erano stati scoperti grazie ad un addetto alla vigilanza) e uno alla Cassa Rurale dell’Alto Garda sempre a Riva del Garda; e ancora l’11 luglio 2017 erano riusciti a colpire alla Banca Creberg (il Credito Bergamasco) di Sirmione dove avevano rubato 2250 sterline ad una cliente dell’istituto che li aveva appena prelevati; infine avevano colpito il 26 luglio al cambiavalute Forexchange dell’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) dove avevano rubato valuta straniera per 11000 euro appena consegnata dal portavalori.

Inoltre la banda era stata monitorata durante una serie di sopralluoghi in Riviera effettuati nel mese di giugno: ad Arenzano in piazza Dante in una gioielleria, ad Albissola Marina alla Carige di corso Bigliati e a Savona, in via Paleocapa, sempre in una gioielleria.

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