Liberazione

Savona, uno studente “conquista” la fiaccolata del 25 aprile. E Caprioglio “punge” i dissidenti: “Il loro un corteo che divide” fotogallery

Applausi a scena aperta per il 18enne Pietro Brondo, Fernanda Contri ricorda il marito arrestato "perché ascoltava jazz"

Savona. “Per un giovane come me il 25 aprile è una festa che non basta segnare sul calendario, bisogna sentirla dentro. E’ facile sentirne parlare, quasi banale, va vissuta veramente: va capito il significato di questa festa, di quello che è stato e che deve continuare ad essere ogni giorno nel cuore e nello spirito di chi vive in un paese come il nostro. Un paese fondato sui valori conquistati nel sangue e nel sacrificio umano avvenuto 73 anni fa, che deve continuare a esserci sempre, per un avvenire di pace, solidarietà, libertà e, come diceva Pertini, di giustizia sociale. Secondo me questo è il significato più profondo della Resistenza e della lotta di liberazione”.

E’ stato lui, Pietro Brondo, studente della classe 5°C del liceo Scientifico “Orazio Grassi”, il protagonista a sorpresa della tradizionale fiaccolata che ieri sera ha ricordato il 73° anniversario della Liberazione. Il ragazzo, non ancora 19enne, ha stupito tutti i presenti, giunti come sempre dalle diverse zone della città, con un lungo discorso sul ruolo della Resistenza oggi: un intervento fatto con passione e capacità di coinvolgere, più volte interrotto dagli applausi dei presenti. “Ci ho messo il cuore, ho parlato credendo veramente in quanto dicevo – si schermisce lui – Sono valori che mi contraddistinguono perchè li sento veramente dentro di me: la mia famiglia me li ha trasmessi e io cerco di farli miei e trasmetterli a mia volta quando ne parlo. Credo che debbano essere importanti per tutti i miei coetanei, per avere un domani una classe dirigente che sappia veramente che cosa ha in mano”.

Il giovane studente è stato dunque la “rivelazione” di una cerimonia che prevedeva, oltre al suo, interventi del sindaco Ilaria Caprioglio, del mediatore culturale Chekh Seck e l’orazione ufficiale della dottoressa Fernanda Contri, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale. Un lungo discorso il suo, in cui la vedova di un partigiano (“Sin da bambina sognavo di sposarne uno, la vita è stata benigna con me”) ha raccontato alcuni spaccati di quegli anni: su tutte proprio la storia di suo marito, finito in carcere con l’unica “colpa” di ascoltare Radio Londra per poter sentire musica jazz. Vicende che possono sembrare lontane nel tempo ma che, ha avvertito Contri, in realtà possono ripetersi anche oggi, tanto che alla fine ha platealmente chiesto al pubblico: “Per favore, mi rispondete tutti insieme con un ‘Ora e sempre Resistenza?'”.

Ad aprire gli interventi è stata Caprioglio, in un clima più disteso rispetto a quello di un anno fa, quando il suo discorso era “atteso al varco” dopo più di un mese di polemiche: “L’anno scorso ero un pochino più tesa, quella di quest’anno è stata una festa molto bella e posso dire di essermela anche ‘goduta’ di più” ha ammesso a fine cerimonia il sindaco. Va detto che anche quest’anno non è mancata la contestazione, con una “fiaccolata dissidente” del Coordinamento Antifascista che non si fermata in piazza (LEGGI L’ARTICOLO) in aperto contrasto proprio con il sindaco e la sua giunta. Su questo punto il commento di Caprioglio è lapidario ma tranciante: “Secondo me i valori che dobbiamo fare nostri e che ci hanno tramandato tutti coloro che si sono impegnati per riconquistare la libertà e i padri costituenti sono valori che uniscono, uniscono tutti. Io credo che questo corteo divida“.

Nel suo discorso il sindaco ha più volte ribadito il fatto che “la Resistenza è patrimonio di tutti noi. Ho apprezzato moltissimo l’orazione di Fernanda Contri, e mi è piaciuto anche il nostro duplice riferimento legato al mondo greco: nel mio intervento ho citato Aristotele, il fatto che l’uomo veramente libero è colui che ha legami con la propria città, la propria terra e le altre persone, e Contri ha ripreso quella filosofia parlando di Solone. E’ importante perchè ci fa comprendere che tutti noi dobbiamo tenere sempre alta la guardia e contribuire quotidianamente a quei valori di libertà e democrazia che oggigiorno, magari sotto altre forme, possono ancora essere minacciati“.

Prima di Contri ha parlato anche un mediatore culturale, Chekh Seck, che con un intervento “a braccio” ha invocato maggiore uguaglianza di trattamento tra i figli di italiani e di immigrati e maggiori opportunità di integrazione. Seck ha citato alcune evidenti disparità (ad esempio “il bonus bebè, concesso solo a famiglie italiane”) ricordando come anche oggi, in molte parti del mondo, si lotti per la libertà come accaduto in Italia dal 1943 al 1945. “Molti di noi vengono qui proprio per essere liberi, e invece ci ritroviamo chiusi in centri di accoglienza che ricordano i campi degli schiavi – ha detto ai presenti – Ma la schiavitù oggi è stata abolita, e noi vogliamo integrarci per rendere l’Italia migliore”. E ha chiesto più volte: “Ricordatevi anche di noi”.

Parole a cui il primo cittadino a fine cerimonia ha replicato così: “Noi abbiamo attenzione per tutti. Se devo puntualizzare, Seck ha lamentato disuguaglianze soprattutto in campi, come la sanità, che non competono al Comune. Noi cerchiamo di essere vicini, di attuare una integrazione reale e attenta: il progetto dello Sprar minori, ad esempio, è una attestazione di una consapevolezza concreta, non solo a parole”.

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