Servono soldi

Raddoppio Andora-Finale e bretella Albenga-Predosa: i due progetti fermi da anni che “salverebbero” la Riviera

Il raddoppio ferroviario costerebbe 1,4 miliardi, la bretella autostradale quasi 3: e così entrambi rimangono al palo

Provincia. Il raddoppio ferroviario tra Andora e Finale Ligure, che andrebbe a completare quello già realizzato tra Andora e San Lorenzo. Una bretella autostradale tra Albenga (o Borghetto Santo Spirito), Carcare e Predosa che alleggerirebbe il traffico sulla A10 e lo snodo di Voltri. Se ne parla da anni, con tracciati già progettati e più volte vagliati, approvati e contestati. Due opere che potrebbero (certo, il condizionale è d’obbligo) portare alle infrastrutture savonesi la tanto agognata ventata di ossigeno. Due opere che, però, dopo tanti anni rimangono ancora sulla carta.

La questione del raddoppio ferroviario rappresenta uno dei “tormentoni” del nostro territorio, del quale si parla da decenni. Il progetto è già fatto, con una linea a monte dell’attuale ed il contestuale “rilascio” del tracciato odierno su cui, nelle intenzioni di diversi Comuni rivieraschi, potrebbero nascere passeggiate e piste ciclabili come già fatto nel levante della provincia. Una soluzione, quella dello spostamento a monte, che avrebbe anche il vantaggio di “liberare” la riviera dai passaggi a livello che spesso bloccano la viabilità (solo a Loano se ne contano sette).

In questi anni non sono mancate le contestazioni e le idee alternative: l’ultima quella, avanzata nel gennaio 2017 in un convegno organizzato dal Rotary Distretto 2032, di adottare una filosofia opposta, ossia potenziare la linea a mare creandone una nuova a monte solo per i treni veloci (che non fermerebbero quindi nelle località della Riviera). Una teoria che avrebbe rimesso in discussione un progetto già ampiamente tracciato, allontanandone ancor più la realizzazione, e per questo immediatamente respinta da proteste “bipartisan”.

raddoppio finale andora

All’epoca dell’inaugurazione del raddoppio tra Andora e San Lorenzo (dicembre 2016) il progetto di proseguire fino a Finale è stato avallato e invocato tra gli altri dalla giunta regionale, dal Pd, dal vice ministro alle infrastrutture Riccardo Nencini e dall’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile. Nonostante le dichiarazioni delle istituzioni, però, ad oggi mancano i soldi. Il raddoppio è stato inserito già nel settembre 2015 nell’elenco delle opere prioritarie per la Liguria inviato dalla Regione all’allora ministro Delrio: per finanziarlo occorrono 1,4 miliardi di euro. Che per ora non si vedono, nemmeno all’orizzonte.

Ancora più dibattuta in questi anni l’ipotesi di creare una bretella autostradale tra il territorio ingauno (con partenza da Albenga o Borghetto) e Carcare, con un eventuale collegamento fino a Predosa. L’idea di fondo nasce da due obiettivi distinti ma collegati: creare un collegamento tra il basso Piemonte (appunto da Predosa) e Carcare, per alleggerire il traffico pesante verso il Piemonte, evitando di dover arrivare fino al raccordo di Voltri, e uno tra Carcare e la Riviera di Ponente per evitare che le continue code sulla A10 possano definitivamente disincentivare i flussi turistici dal nord Italia.

albenga predosa tracciato

Le ipotesi di tracciati, le obiezioni e le idee alternative si sono susseguite più volte nel tentativo di individuare la migliore soluzione. C’è chi ha teorizzato una Albenga-Garessio-Ceva, chi ha disegnato un percorso che tocca Calizzano o Bardineto, ma la più gettonata è appunto la Borghetto-Predosa: il tracciato costeggerebbe Verzi (Loano), attraverserebbe borgata San Lorenzo (Giustenice), raggiungerebbe la Val Pora e (con una galleria) passerebbe sotto il Colle di San Giacomo. Da lì interesserebbe Ponte sul Passo (Orco Feglino), Pallare, Mallare, Carcare e Millesimo. Sarebbero necessari 66 km di gallerie, per una spesa presunta che oscillerebbe tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro (di cui 220 milioni già spesi per lo studio di fattibilità). Anche qui, insomma, il problema sono i soldi: la cifra è imponente, da Roma non sono arrivati segnali concreti e le concessionarie fino ad ora non hanno reputato interessante l’investimento (che potrebbe essere ammortizzato solo nell’arco di molti anni).

E così, in attesa che qualcuno trovi quei fondi, nel frattempo si continua ad assistere a code chilometriche su A10 e Aurelia ad ogni weekend “turistico”. Ieri il direttore dell’Unione Albergatori savonese, Carlo Scrivano, ha proposto alcuni “palliativi” immediati: l’obbligo di viaggiare in colonna a velocità calmierata e l’utilizzo di una corsia aggiuntiva sulla carreggiata opposta in caso di flussi ben definiti in una direzione. Ma in passato non è mancato chi ha avanzato proposte ben più drastiche come Marco Castelli, presidente savonese di Ata-Pc (Associazione Tutela Ambiente Animali e Protezione Civile) che già un anno fa invocava il declassamento della A10 a superstrada in nome di una maggiore sicurezza. Nell’estate 2019 dovrebbe arrivare almeno l’Aurelia Bis tra Albisola e Savona (anch’essa a lungo contestata da chi dubita dell’utilità del tracciato scelto): chissà se servirà.

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