Sfogo

Ata, dimissioni ufficiali per l’ex direttore Luca Pesce: “Costretto a lasciare per aver fatto il mio dovere”

Le sue parole: "In questi mesi la situazione è diventata insostenibile, sono stato demolito e umiliato"

luca pesce

Savona. Dimissioni: sono quelle consegnate in data odierna dall’ormai ex direttore generale di Ata spa Luca Pesce, che nel novembre 2017 era stato licenziato dall’azienda partecipata savonese che aveva voluto rinunciare, per ragioni di budget, proprio alla figura del direttore generale. La decisione era stata formalizzata dal Cda di Ata e Pesce aveva impugnato il licenziamento ritenendolo illegittimo.

E Luca Pesce, oggi, ha inviato una mail ai colleghi di Ata, nella quale spiega la situazione: “Alcuni anni fa vi salutai per andare a ricoprire l’incarico di ingegnere capo del Comune di Savona; un incarico prestigioso e nel quale ebbi l’onore ed il privilegio di sbloccare opere importanti per la nostra città, ferme da anni, quali la realizzazione della Piscina Zanelli, la Rsa del Monticello e la ristrutturazione della sala della Sibilla al Priamar. Sono tornato circa sette anni dopo. Il legame tecnico con l’ente proprietario si fece solido ed efficace, ma dovevo scegliere tra Comune ed Ata. E non ho avuto dubbi; sono tornato a casa. Poi gli anni da direttore generale. Impegnativi ma pieni di soddisfazione con un ruolo riconosciuto da tutti. Poi qualcosa è cambiato. Ora, mio malgrado, vi devo salutare di nuovo. Questa volta non per mia scelta” scrive Luca Pesce.

“Sono stato licenziato sul falso presupposto che è stata eliminata dall’organigramma aziendale la figura del direttore generale dalla nostra organizzazione, circostanza che voi tutti sapete non essere vera in ragione dell’attività che sono stato costretto a svolgere in questi ultimi mesi” spiega l’ex direttore generale.

“Il mio non è un licenziamento legato ad una mala gestione dell’azienda (non avrebbero dovuto inventare un giustificato motivo oggettivo), ma è bensì un licenziamento che bene si riassume nelle parole: discriminante, ritorsivo ed illegittimo”.

“I motivi? Via non siamo sciocchi… Aver eseguito il proprio dovere in maniera inappuntabile, sino ad essere definito, negli anni della mia carriera, dai più alti vertici del Governo, presenti localmente, un “servitore dello Stato”. Ed in un certo senso ho fatto la fine di alcuni “servitori dello Stato”. Eliminato. Lascio, con la determinazione che ha sempre contraddistinto la mia vita, ma con una profonda amarezza, costretto ad andare via per non subire le umiliazioni che subisco da mesi; situazione che non è più per me tollerabile dal punto di vista fisico e mentale” aggiunge.

“Lascio una società in stato confusionale, in una Savona che brilla per essere la città dove chi ha subito condanne viene portato in palmo di mano e chi ha fatto il proprio dovere è costretto all’esilio. Negli ultimi mesi non è stato un piacere; è stata una tortura; sono stato demolito come persona e come professionista. E tutto è accaduto su chiacchiere e dati volutamente prodotti e trasmessi per dimostrare una realtà distorta”.

“Un abbraccio alle persone oneste e serie con cui ho avuto l’onore di lavorare…” conclude l’ex dg di Ata.

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