Per un pensiero altro

Chi ha rubato tre millenni?

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“I testi storici che non contengono menzogne sono mortalmente noiosi” assicura Anatole France. Intanto è bene precisare che non sto cercando di farmi perdonare per aver spiazzato qualcuno nell’appuntamento scorso rivelando l’infondatezza storica della ricorrenza dell’ 8 marzo, dato peraltro già divulgato da voci assai prestigiose, vorrei però chiarire che non sempre il falso storico è assolutamente esecrabile.

Per esempio, esistono falsi in buona fede. Pensate a Colombo che affermò di essere approdato sulle coste dell’India, non lo aveva certo sostenuto con intenti malevoli o per autocelebrarsi: molto più notevole sarebbe stato, infatti, oltre all’aver confermato la sfericità del globo, l’aver incontrato un nuovo continente. Ho scritto incontrato e non scoperto deliberatamente: sarebbe forse stato corretto se il primo pellerossa arrivato nel vecchio continente avesse affermato di aver scoperto l’Europa?

Possiamo quindi affermare che il falso storico assume natura mistificatoria e fraudolenta se consapevole e finalizzato a scopi opportunistici. Per esempio, anche una deliberata omissione, pur non essendo un falso in quanto non afferma nulla, diviene terribilmente grave deontologicamente per lo storico che la commette se intesa ad orientare l’opinione pubblica o, comunque, il lettore verso false ricostruzioni. Diversi sono i casi del genere, ma mi piace soffermarmi sulla latitanza in tutti i manuali di storia anche solo di un accenno a quello che sono state le civiltà gilaniche.

Il termine Gilan, da cui gilaniche, è stato coniato dalla antropologa Riane Eisler che, sulle orme dell’archeologa Marija Gimbutas, ha studiato il periodo storico che va all’incirca dal 7000 al 3500 a.C. Epoca in cui, nel sud-est del nostro continente, si svilupparono meravigliose civiltà, pacifiche, mutualistiche, armoniosamente solidali, aliene alla necessità di una struttura statale e coercitiva. L’appellativo Gilan è stato pensato unendo le abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo) con il legame dell suono “l” come indice di libera e paritetica convivenza tra i due sessi. Tale naturale complice convivenza non ne negava la diversità, anzi, la celebrava come positiva dialettica mentre la libertà nei rapporti tra i sessi, priva delle categorie del possesso e dell’esclusiva, determinava un sistema nel quale, per dirla alla latina, “mater certam est, pater …”; ne derivava inevitabilmente una struttura societaria biologicamente matriarcale. Anche l’elemento ieratico si connotava in questa logica e la dea madre, la Gea greca, con dolce ed amorevole presenza, accompagnava un’epoca che potremmo davvero paragonare al paradiso terrestre ma, come purtoppo ben sappiamo, l’umanità ha perduto la condizione edenica.

Per tornare al tema: non è lecito domandarsi per quale ragione i manuali di storia siano tanto omogenei nel tacere più di tre millenni di storia? Non credo sia ipotizzabile che ciò accada per sconfiggere la noia mortale, come sembra suggerire il buon Anatole France.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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