Albenga. “Un agglomerato di manufatti che, per consistenza, disposizione, distanze reciproche e dai confini, e per caratteristiche costruttive proprie, non appare consentire, né nel complesso e né per singole costruzioni, un razionale inserimento territoriale ed urbanistico (insediamento tipo ‘favelas’)”.
Sono queste le parole utilizzate nel rapporto redatto dal comando di polizia locale – sezione Tutela del Territorio di Albenga per definire la situazione in cui versa, ormai da decenni, il “Circolo ricreativo pescatori torinesi”, situato in viale Che Guevara.
Si tratta di una sorta di campeggio-circolo, realizzato su una superficie di circa 2mila metri quadrati e catastalmente qualificato come orto irriguo. All’interno del complesso, al quale si accede attraverso un cancello di metallo di colore azzurro, che si affaccia proprio su viale Che Guevara, sono presenti ben 39 “abitazioni”, ognuna appartenente ad un singolo proprietario (ma nessuna con inquilini stabili, bensì utilizzate come case-vacanze), ma tutte diverse l’una dall’altra, edificate in maniera del tutto abusiva nel periodo compreso tra il 1971 e sul 1986, con materiali del tutto eterogenei (legno, lamiera, eternit, etc).
Il tutto, corredato anche da un ombreggio, composto da tubi di metallo e tendone di copertura, a sua volta totalmente abusivo e privo sia dei titoli edilizi che paesaggistici. Inoltre, le casette sono state realizzate senza rispettare le distanze minime tra l’una e l’altra previste dalla legge, tutte sono provviste di collegamento alle rete idrica pubblica e a quella elettrica e gli scarichi fognari avvengono tramite collettore alla pubblica fognatura. Nello specifico, ogni abitante possiede un proprio contatore e i costi delle relative bollette sono conteggiati funzionalmente all’effettivo consumo dei singoli proprietari: il che, “porta il servizio gestionale del ‘campeggio-circolo’ ad una sorta di attività condominiale abusiva”.
Senza contare, poi, l’assenza pressoché totale di uscite di sicurezza e il fatto che persino l’attività di campeggio risulta del tutto abusiva, non essendo stato rilasciato ai proprietari o all’amministratore, alcun titolo amministrativo o autorizzazione specifica in merito, né comunale, né provinciale o regionale.
Una situazione che, come evidenziato dal periodo di realizzazione dei manufatti abusivi, persiste ormai da oltre 30 anni ed è stata oggetto di ordinanze sindacali, seguite da ricorsi, richieste di condono rigettate e processi. Ora, però, è stata emessa un’ordinanza dirigenziale che impone a proprietario, conduttore e titolari delle casette “di sospendere immediatamente ogni eventuale attività sulle aree in questione, eccezion fatta per le opere di ripristino delle stato originario dei luoghi”.
In caso di inadempienza da parte dei soggetti coinvolti, si passerà ad una successiva fase amministrativa che comporterà la redazione di provvedimenti comunali inerenti l’intera area (probabilmente l’ordine di demolizione di tutti i manufatti presenti).