Nel weekend al NuovoFilmStudio di Savona: “Final portrait – L’arte di essere amici (Final portrait)”

Nel week-end al NuovoFilmStudio di Savona: Final portrait - L\'arte di essere amici (Final portrait)

NuovoFilmStudio/Officine Solimano/Piano terreno
Piazza Rebagliati, Savona
Circolo ARCI

Final portrait – L’arte di essere amici (Final portrait)
di Stanley Tucci, con Geoffry Rush, Armie Hammer, Clémence Poésy – GB/Fra, 2017, 90’

ven 23 febbraio (18.00 – 21.15)
sab 24 febbraio (17.30 – 20.30 – 22.30)
dom 25 febbraio (15.30 – 17.30 – 20.30 – 22.30)
lun 26 febbraio (15.30 – 20.30)

Parigi, 1964. Il celebre pittore svizzero Alberto Giacometti incontra un suo vecchio amico, il critico americano James Lord, e vuole a tutti i costi fare un suo ritratto perché trova che abbia un viso particolarmente interessante. L’impegno dovrebbe risolversi in un paio di giorni, ma in realtà si protrae per settimane e settimane al punto da far sentire Lord quasi ostaggio dell’artista. Poco alla volta però il critico avrà modo di assistere ad uno degli ultimi capolavori del geniale maestro svizzero…

Tratto dal libro autobiografico “Un ritratto di Giacometti “ di James Lord, il film raccoglie le suggestioni del grande scultore e pittore condividendole in un’ opera totalmente devota alla ciclicità del processo creativo. Giacometti si rivela nello sguardo di Tucci quale creativo totale, artigiano maniacale e paranoico, instabilmente lucido e maledettamente inaffidabile come uomo. Il suo contraltare è rappresentato dall’eleganza ordinata di James Lord, borghese moderno, bello come un top model, vera e propria stravaganza nel Caos ontologico dell’atelier giacomettiano. Final Portrait costituisce un oggetto tutto sommato inedito nel panorama del biopic artistico, non tanto per la tensione tra genio scombinato e vita privata, quanto per il campo di forze che si scatena nell’atelier. Le sfumature dell’amicizia tra Giacometti e James Lord si giocano sulla tela bianca, in una perenne corsa all’incompiutezza. Il regista americano sembra invidiare il tempo sospeso e squisitamente poetico di Giacometti, mentre quello dell’industria cinematografica – per il suo essere macchina estetica collettiva, industria culturale – necessita di tempi certi.
Se Geoffrey Rush – Il discorso del re, La migliore offerta – si conferma interprete di rango nel rendere il processo creativo di un uomo sfaccettato come Giacometti, sorprendenti si rivelano le figure di contorno, dalla moglie dell’artista fino alla prostituta che ne fu musa e amante, al fratello e assistente Diego (uno straordinario Tony Shalhoub), al principale contendente della prova di Rush, ovvero Armie Hammer nel ruolo di James Lord.

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