Vado Ligure. Vivere per vent’anni in un condominio considerato “a rischio”. Essere spinti a non fare alcuna manutenzione “perchè tanto da lì ve ne andrete presto, vi daremo nuove case“. Poi ricevere, dopo tanti anni di accordi e intese, non una nuova casa, ma una valutazione per vendere la propria; scoprire che con quei soldi è impossibile acquistare qualcosa di equivalente, ed avere solo un mese per decidere se perdere decine di migliaia di euro, accontentarsi di alloggi più piccoli o restare a vivere davanti a container, fumi e rumore, in un condominio ormai fatiscente.
Eccola, riassunta in poche righe, l’odissea che da troppi anni stanno vivendo gli abitanti di via Gheia, a Vado Ligure. La loro situazione è sempre stata considerata “critica” dall’amministrazione comunale: troppi rumori, troppi disagi, troppi rischi per la salute. Una posizione già infelice che ad un certo punto è diventata insostenibile con l’annuncio dell’arrivo, proprio lì davanti, della piattaforma Maersk. E così il Comune di Vado Ligure, nell’accordo di programma del 2008 con l’azienda danese, chiese (tra le altre cose) anche un piano per lo spostamento dei residenti in un’altra zona della città.
Inizialmente si parlò di edifici da costruire ex novo, successivamente alcuni ostacoli suggerirono un cambio di rotta: la Port Authority avrebbe acquistato i loro alloggi a valutazione di mercato, per permettere ai residenti di comprare autonomamente altrove, e avrebbe aggiunto un “bonus” di 40 mila euro per le spese di trasferimento. Pochi giorni fa il lunghissimo iter è arrivato alla conclusione, con una convocazione in Autorità Portuale nella quale hanno ricevuto la valutazione tanto attesa per vendere i loro alloggi.
E qui è scoppiato il dramma dei residenti. Le valutazioni, fatte da IPS in seguito a sopralluoghi svolti nell’estate 2016, si aggirano mediamente sui 1400 euro a metro quadro: “La proposta fatta è abbastanza oscena, in questo momento siamo arrabbiati – racconta uno degli abitanti, Umberto Saltarelli – In questi anni si è perso tempo e ora siamo arrivati al punto che la proposta dell’ente Porto non ci permette di comprare delle altre case”.
Appartamenti da oltre 100 mq valutati 138 mila euro, altri più piccoli valutati addirittura 88 mila. “Cifre assolutamente basse, che non ci permettono di comprare un alloggio con le stesse caratteristiche e metratura – conferma un’altra residente, Franca Cogi – Anzi, in certi casi con le somme proposte forse potremmo comprarci un garage o un monolocale”. A pesare su quelle valutazioni è anche lo stato, obiettivamente fatiscente, del condominio: “Ma noi non abbiamo mai fatto lavori perchè il Comune ci diceva ‘cosa li fate a fare che tra poco avrete le case nuove’ – protesta indignato il gruppo di residenti che ha contattato IVG – Altrimenti non avremmo mai lasciato finire il nostro palazzo in queste condizioni”.
E così, ora, dopo anni di attesa, entro febbraio dovranno decidere cosa fare (“Gli è venuta premura tutta insieme…” è l’amara ironia di un residente). Le strade sono due: rifiutare e restare, oppure accettare e comprare altrove (mettendo mano al portafogli, però, o adattandosi ad un alloggio peggiore). “Ma restare qui è impossibile – tuona Cogi – è stato dichiarato anche da diverse giunte comunali che località Gheia è invivibile a causa dell’inquinamento”.
Cosa significhi restare lo racconta Bruno Faccin: “Dietro di noi per vent’anni abbiamo avuto un silos da cui fuoriuscivano polveri, tutto quello che scaricavano ce lo trovavamo in casa. Ora arriva la piattaforma, e a noi non resta che vivere qui, in mezzo a tutto questo ‘ambaradan’…”. C’è poi chi, come sua figlia Barbara, al danno deve aggiungere la beffa: ha comprato casa accanto agli anziani genitori nell’ottobre 2012, e per questo non ha diritto nemmeno ai 40 mila euro di bonus per il trasferimento che “mitigherebbero” in parte il problema. “Ho speso diverse decine di migliaia di euro cinque anni fa per ristrutturare quella casa, non per scelta ma per potermi occupare di mia madre. E ora mi offrono 88 mila euro. Come faccio?”.
Ora i residenti hanno chiesto un incontro al sindaco, Monica Giuliano, nella speranza che lei “interceda” con l’ente Porto pretendendo valutazioni, secondo loro, più adeguate. E’ l’unica strada, affermano, per mettere fine ad un calvario quasi ventennale: “Le prime promesse risalgono al 2001, con i contratti di quartiere – ricorda Mauro Berruti – Non abbiamo mai saputo se i soldi furono stanziati e nel caso che fine hanno fatto. Ci hanno ‘legato’ alla piattaforma, ma anche questa strada sembra ormai finita in una bolla di sapone. Un altro alloggio non me lo hanno procurato, e i soldi per comprarlo non me li danno. Non so che fare… ho anche problemi di salute, valuterò se fare causa al Comune“.