Liguria. “La possibilità di introdurre un nuovo ticket sanitario che la Giunta Toti ha messo nero su bianco nel suo programma per l’autonomia finanziaria della Liguria – notizia mai smentita, tra l’altro – apre le porte a una serie di considerazioni sulla gestione sanitaria del centrodestra. Aumentare il ticket o “modulare”, come c’è scritto in quel testo della Giunta, rischia di portare ancora più persone – quelle che se lo possono permettere – ad affidarsi al privato, abbandonando il pubblico”.
Lo affermano i consiglieri regionali del Pd Raffaella Paita e Valter Ferrando, con il Pd ancora all’attacco della Regione sulla gestione della sanità in Liguria.
“Anche perché ci sono casi in cui le tariffe private sono quasi uguali (a volte risultano persino inferiori) a quelle pubbliche e visti i tempi di attesa ridotti che queste strutture riescono a offrire (mentre da due anni le liste d’attesa liguri sono aumentate a livelli intollerabili) il nostro sistema sanitario finisce inevitabilmente fuori mercato”.
“Questo avviene perché la Giunta non investe risorse, anzi, spreca soldi (in due anni la spesa sanitaria è aumentata di 100 milioni di euro, a causa di 90 milioni in più spesi per i farmaci e 10 milioni di fughe). E ciò accade nonostante 30 milioni di euro in più, rispetto all’anno precedente, arrivati grazie all’aumento del fondo sanitario nazionale. Se non si assume nuovo personale e quindi non si abbattono le liste d’attesa il sistema sanitario ligure pubblico verrà distrutto” aggiungono i due esponenti Dem.
“La Giunta regionale di centrosinistra aveva fatto un lavoro enorme sulle fughe ed era riuscita ad abbattere in modo consistente le liste d’attesa. Ora quel lavoro è andato in fumo in soli due anni e mezzo di cura Toti-Viale. Se non si investe i pronto soccorso esplodono, le fughe aumentano e i costi finiscono per pagarli i liguri sia in termini sanitaria sia in termini economici. Se si vuole davvero aumentare il numero degli esami, oltre a evitare l’aumento del ticket, bisogna investire in nuovo personale e favorire le convenzioni con le aziende private” concludono Paita e Ferrando.