Loano. La gru manovrava un carico non idoneo e anche ad un’altezza troppo elevata. Sono queste, a grandi linee, le conclusioni alle quali sono arrivati gli ispettori del lavoro che hanno indagato sull’incidente avvenuto il 13 luglio del 2012 e costato la vita ad un operaio quarantenne originario del Bergamasco, Romolo Natalino Pelizzoli, all’interno di un cantiere edile in via Silvio Amico a Loano, nell’area dell’ex discoteca “Ai Pozzi”.
Una vicenda per la quale sono a giudizio, per omicidio colposo, Roberto Patelli, titolare della ditta che realizzava il lavoro, Ilia Petrov, rappresentante della ditta che effettuava interventi in subappalto nel cantiere, Daniele Alessio Barbi e Alberto Riva, che erano responsabili del cantiere. Insieme a loro sono imputate nel processo, in qualità di persone giuridiche, le due società che operavano sul cantiere, la Casazza Costruzioni e la Kvf Srl, che lavorava in subappalto.
Secondo la ricostruzione della Procura, al momento dell’incidente fatale, Pelizzoli era sull’impalcatura all’altezza del quarto piano e stava manovrando una gru con il telecomando per sollevare un bancale di mattoni. Al momento di disincagliare il pesante carico però qualcosa era andato storto: il bancale lo aveva colpito facendolo precipitare nel vuoto da un’altezza di dieci metri. Un volo che, purtroppo, non gli aveva lasciato scampo.
Secondo gli ispettori Asl, ascoltati oggi in aula, nel cantiere loanese non erano stati seguiti i protocolli per il sollevamento di carichi: in particolare il carico di mattoni che veniva movimentato dalla gru non sarebbe stato regolare perché doveva essere unitario e “reggiato” (ovvero fissato su un pallet con una striscia di metallo o plastica resistente).
La prossima udienza del processo è stata fissata a dicembre.