Discussione

Il piano sanitario in Consiglio regionale, botta e risposta tra maggioranza e opposizione

La relazione del consigliere Claudio Muzio nel dibattito sulla riforma della sanità ligure. Critiche dalla minoranza

muzio viale

Liguria. “Il nuovo Piano Socio Sanitario regionale ha come obiettivo primario quello di realizzare un sistema che, nell’integrazione tra ospedale e territorio, metta al centro la persona nella sua globalità; un sistema efficiente, con tempi d’attesa più brevi e meno fughe verso altre Regioni; un sistema che valorizzi adeguatamente le eccellenze; un sistema economicamente sostenibile, che metta la sanità ligure al riparo dal rischio commissariamento”. E’ quanto ha dichiarato Claudio Muzio, consigliere regionale di Forza Italia e segretario dell’Ufficio di Presidenza, presentando stamane nell’aula di Via Fieschi, in veste di relatore del provvedimento, il Piano Socio Sanitario per gli anni 2017-2019.

“Dopo la redazione del Libro Bianco, la nascita di A.Li.Sa, l’istituzione della figura del direttore socio-sanitario, la creazione dei dipartimenti interaziendali, il riordino del sistema di accreditamento, il Piano costituisce un’altra tappa fondamentale nel processo di riforma della sanità che ha preso il via, per iniziativa dell’assessore Viale, subito dopo l’insediamento della Giunta Toti”.

“Questo Piano – ha proseguito – nasce da un’attenta analisi delle mutate condizioni socioeconomiche e demografiche della Liguria, e tiene quindi conto dell’invecchiamento della popolazione, dell’incremento della fragilità sociosanitaria e della cronicità, della riduzione della natalità, dell’impoverimento delle famiglie numerose. In questo quadro, il Piano conferma tutti i presidi ospedalieri, puntando al loro specifico potenziamento; prevede la costruzione di tre nuove strutture; apre all’integrazione col privato accreditato; mira all’incremento della risposta di emergenza. A tutto ciò si aggiungono l’implementazione dell’attività ambulatoriale e territoriale, il potenziamento dei reparti a bassa e media intensità, la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi volti alla gestione integrata dei percorsi a garanzia dello svolgimento a domicilio delle prestazioni, la valorizzazione della medicina integrata di cui l’ospedale Gallino rappresenta un punto d’eccellenza, la previsione del reparto infermieristico già sperimentata con successo presso l’ospedale Galliera, che costituisce un esempio positivo di presa in carico a 360 gradi del paziente, valorizzando allo stesso tempo una figura strategica del sistema, qual è quella dell’infermiere”.

“Tutto questo – ha detto ancora Muzio – per dare attuazione concreta ad un’idea di welfare improntato sulla libertà di scelta nell’accesso al servizio sanitario, sulla presa in carico globale del cittadino e sulla continuità dei percorsi assistenziali, secondo criteri di uniformità ed equità su tutto il territorio regionale”.

“Questo Piano – ha concluso Muzio – parte dal presente per guardare al futuro. E’ un Piano che smentisce quei profeti di sventura che paventavano chiusure di ospedali e un generale depotenziamento del sistema. E’ semmai vero il contrario. Voglio ringraziare l’assessore Sonia Viale per la serietà, l’impegno, la preparazione e l’attenzione con cui ha approntato questo documento così importante per i cittadini liguri”.

Francesco Battistini (Rete a Sinistra&liberaMENTE Liguria), uno dei relatori di minoranza, ha esordito: “Questo Piano Socio Sanitario ha forti e gravi carenze metodologiche”. In particolare Battistini ha rilevato l’assenza di una mappa dei servizi sanitari sia territoriali che ospedalieri ed uno screening dei tempi di erogazione delle prestazioni o di accesso alle strutture assistenziali e di cura e di una relazione sul fabbisogno sanitario territoriale. “Anche la parte economico-finanziaria – ha aggiunto – è soltanto accennata e non calata sugli obiettivi che si intendono perseguire”.

Secondo Battistini, inoltre, per ottenere il pareggio di bilancio entro il 31 dicembre 2020, il Piano prevede “un sostanzioso e sostanziale taglio delle risorse disponibili” in particolare sul personale che attualmente – ha detto – è già sotto i livelli medi nazionali. Battistini ha suggerito una maggiore attenzione sulla prevenzione anche farmacologica e ambientale: “Siamo ancora al punto di partenza, cioè alla necessità di mettere in campo un dipartimento epidemiologico e un registro tumori che analizzi tutto il territorio ligure e non solo una piccola  porzione”. Secondo il consigliere, invece, “i risparmi andrebbero fatti sul comparto dirigenziale e sulle strutture di governo inutili e ridondanti. In Liguria ce ne sono almeno 5 che ci costano all’anno, solo di mere spese per gli stipendi dei dirigenti apicali, una cifra che si avvicina ai 2 milioni di euro”.

Battistini ha rilevato, inoltre, che 5 Aziende Sanitarie in una regione con meno di un milione 600 mila abitanti sono troppe: “Oggi con l’entrata in campo di A.Li.Sa. – ha spiegato –  le 5 ASL liguri sono strutture inutili e costose che, di fatto, sono solo posti di potere senza potere perché tutto è demandato ad A.Li.Sa.”.

Critiche sono state espresse anche sull’inserimento di un direttore Socio-Sanitario in ogni ASL ligure: “Disgiungere le funzioni del Direttore Sanitario, dedicato alla direzione degli aspetti squisitamente sanitari e ospedalieri, da quelle sociali e territoriali, in capo a questa nuova figura del Direttore Sociosanitario, significa dividere e non integrare”. Rispetto alla riorganizzazione della rete ospedaliera, infine, Battistini ha proposto di “scardinare il ragionamento di suddivisione per ASL in modo da estendere il concetto di bacino di utenza e di collaborazione proficua tra territori” e ha espresso perplessità sul fatto che mentre sull’area di centro/ponente sono confermati  3 DEA di II livello (San Martino, Gaslini e Pietra Ligure) sul levante sono solo due (Lavagna e  Spezia) e di I livello: “Siamo convinti – ha concluso – si possa realizzare sulla Spezia, vista la struttura che stiamo costruendo nel sito del Nuovo Felettino, quantomeno un Dipartimento Emergenza Accettazione avanzato includendo, per esempio, una cardiochirurgia”. 

“Siamo di fronte a un provvedimento dall’indirizzo molto vago, a tratti astratto, che si limita a indicare una serie di buone intenzioni ma non fissa obiettivi misurabili o un cronoprogramma chiaro e preciso. È un po’ come affermare che si vuole combattere la fame nel mondo o promuovere la pace nei popoli. Siamo tutti d’accordo, ma non ci dicono né come, né quando né con quali mezzi o risorse.” ha detto il consigliere regionale del M5S Andrea Melis. Nel corso della relazione di minoranza Melis ha messo a nudo i punti critici del provvedimento e, al contempo, illustrato una serie di ordini del giorno ed emendamenti correttivi del testo.

“In particolare, con un odg chiediamo alla Giunta di fermare l’affidamento ai privati degli ospedali di Bordighera, Albenga e Cairo Montenotte – sottolinea il consigliere M5S – Si tratta del punto centrale della nostra proposta di rilancio della sanità ligure, che prevede anche una serie di interventi mirati: dal riconoscimento della figura del caregiver familiare al potenziamento dell’informazione sull’importanza degli screening oncologici; dalla maggiore tutela ai soggetti ludopatici all’estensione dell’elisoccorso agli orari notturni. Tra le nostre proposte, anche la creazione di una lista d’attesa unica per ogni Asl e nuove regole sulla loro trasparenza, per garantire l’abbattimento delle liste lumaca: aspetto, questo, al centro anche del nostro programma nazionale. E poi il potenziamento di radiologia interventistica per tutti i Dea di I livello, un consolidamento delle cure per l’autismo e, a livello savonese, l’integrazione dell’ospedale di Albenga con il Santa Corona di Pietra Ligure.”

“Nel PSSR esiste un’evidente discrepanza tra la situazione reale e le proposte in ambito di rete ospedaliere e servizi socio-sanitari – conclude Melis – Manca un serio piano di assunzioni di personale medico e infermieristico che risponda alla cronica carenza di personale e precarietà. Non è chiaro, inoltre, cosa la Regione ha intenzione di fare per mettere il servizio pubblico in grado di competere con il settore privato, alla luce delle privatizzazioni in atto. Il PSSR proposto da Toti e Viale rappresenta, in definitiva, una grande occasione persa per incidere davvero sui problemi della sanità ligure.”

Sergio Rossetti (Pd) ha illustrato la terza relazione di minoranza del gruppo Pd. “Il Partito Democratico – ha esordito – si aspettava che venissero affrontati problemi concreti e strategici non solo per mantenere, ma anche per migliorare e sviluppare l’offerta sanitaria nei prossimi due anni”.

Rossetti ha rilevato che, leggendo il documento, per la maggioranza di centro destra sembrano non esistere le questioni relative all’aumento delle liste di attesa, c’è la totale assenza di risposte sul tema dell’integrazione specialistica e ambulatoriale, sull’integrazione tra servizi territoriali e servizi sociali comunali e, parlando di socio sanitario, la totale assenza di riferimento alle politiche abitative e di inserimento al mercato del lavoro delle fasce fragili”.

Rossetti ha aggiunto: “Non si fa cenno alle liste d’attesa dei servizi per cronici. Anziani, malati psichiatrici, disabili attendono di sapere se, dove e come ci saranno nuovi posti letto in Rsa, per il “dopo di noi”, nelle comunità alloggio, nei centri diurni, negli interventi riabilitativi ambulatoriali. La lista dei servizi da incrementare è lunga, in quantità, qualità, tempistica”.

Secondo Rossetti il Piano sviluppa un preciso disegno: “Il ridimensionamento della presenza pubblica segna l’apertura di un sistema concorrente tra i nuovi privati, quelli che arrivano da fuori, non quelli genovesi. – ha detto – Alisa acquista i servizi che erogano gli accreditati, a prescindere se pubblici (Asl, Ircss, ecc. ecc.) o privati – e il Piano prevede molte privatizzazioni: l’ospedale di Erzelli e gli ospedali Bordighera, Cairo e Albenga”.

Rossetti ha ribadito: “Il Piano si riassume così: apertura al privato concorrente del pubblico, riduzione del personale e di prestazioni in atto, mancanza assoluta di finanziamenti in investimenti”.

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