Secco "no"

Operatori del turismo compatti contro la tassa di soggiorno: “Nella nostra situazione sarebbe una follia”

Confcommercio critica l'intenzione di nove Comuni di istituire la nuova tassa: "Pensino a risolvere i problemi strutturali, non ad incassare"

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Provincia. “I signori sindaci facciano eventualmente proposte concrete per cambiare il sistema turistico e migliorarlo: se invece continueranno solo a pensare ad incassare andremo sempre peggio”. Sceglie le “maniere forti”, anche se solo verbalmente, il presidente di Confcommercio Vincenzo Bertino per esprimere la posizione di tutte le categorie legate al turismo sull’intenzione di nove sindaci della provincia di istituire una tassa di soggiorno, emersa con prepotenza negli ultimi giorni.

Una proposta avanzata dai Comuni di Alassio, Albenga, Borghetto, Toirano, Loano, Pietra Ligure, Finale Ligure, Spotorno e Varazze, che ha decisamente contrariato gli operatori del settore. E così oggi cinque realtà aderenti a Confcommercio, ossia Federalberghi, Faita (campeggi), Fimaa (agenti immobiliari), Fipe (ristoranti, bar e locali di intrattenimento) e Silb (locali da ballo), si sono unite per testimoniare compatte il proprio “no” all’istituzione della tassa. Con un messaggio chiaro: la strada è il lavoro in sinergia per risolvere i problemi del turismo, scarsi servizi e viabilità, mentre inserire la tassa peggiorerebbe solo le cose.

“Già viviamo in un’area di crisi complessa, in cui le difficoltà dell’industria e la conseguente disoccupazione erodono il nostro tessuto commerciale – ricorda Marilena Ratto, vice pres Confcommercio – A questo va aggiunto che, a differenza di altre zone come le Cinque Terre, noi abbiamo meno appeal. Per questo una tassa ulteriore per noi potrebbe essere un problema enorme”.

Le fa eco l’altra vicepresidente di Confcommercio, Lorenza Giudice: “Abbiamo chiesto più volte, con forza, che non vengano messi nuovi balzelli. Potremmo anche capire se poi quelle risorse venissero usate per potenziare il turismo, però non abbiamo alcuna certezza che sarebbe così: anzi la storia recente (ad esempio con il caso di Savona) ci dimostra il contrario…”.

“La Liguria non ha mai applicato la tassa di soggiorno fino allo scorso anno perché non esisteva un registro dei Comuni turistici – ricorda Andrea Valle di Federalberghi – Quando la finanziaria a giugno ha derogato la ‘no local tax’ apposta per la tassa di soggiorno è partita la rincorsa. Ma a Savona i dati ci preoccupano, siamo una provincia malata: le presenze sono al palo, il livello qualitativo dei turisti è basso (pensiamo ai pullman low cost) e quindi, prima di tassare, sarebbe il caso di sedersi ad un tavolo e cercare di capire le ragioni dei nostri mali”.

“Prima saniamo il male, poi mettiamo la tassa” è anche il motto di Vincenzo Bertino: “I nostri malesseri perdurano da decenni, con i turisti che ci considerano cari, con pochi servizi e troppi disagi. Ho amici che mi dicono che a Finale non torneranno più perché ‘con l’auto è sempre un casino’. In questo scenario la tassa di soggiorno sarebbe pazzia, a livello commerciale sarebbe insostenibile. In Confederazione ci chiedono se siamo impazziti… e se i sindaci invece di affrontare i problemi concreti parlano di tassa di soggiorno andrà sempre peggio. Si mettano invece a lavorare insieme e a fare rete per risolvere i problemi strutturali. Le categorie hanno le loro colpe e faranno la loro parte, ma anche i sindaci devono fare lo stesso. Il sindaco di Alassio ha perso presenze, si chiede perché?”.

Barbara Bugini di Faita ha una proposta alternativa: “Invece di mettere tasse che vanno a penalizzare chi fa ricettività di professione, se devono racimolare quattrini vadano a chiederli a tutti quei b&b che lo fanno senza avere le carte in regola. È facile, basta accedere a un qualsiasi portale online per trovare nomi, cognomi e indirizzi di chi offre ricettività abusivamente…”. Una soluzione che ovviamente però non andrebbe a risolvere gli altri problemi, quelli più storici: “Stiamo diventando quasi irraggiungibili come meta, con lunghe code ogni weekend. E ci stiamo trasformando in uffici turistici, visto che non esistono nemmeno più gli IAT ma il cliente va comunque seguito”.

Dalla parte di chi fa turismo ci sono anche gli agenti immobiliari: “Noi avvertiamo i nostri affiliati, ma non possono essere loro a controllare gli abusivi – spiega Laura Forzano di Fimaa – devono essere le amministrazioni. Molto proprietari quando chiedono ad una agenzia tutte le incombenze da affrontare, finiscono per tirarsi indietro e ‘fare da soli’: è lì che dobbiamo intervenire. Non può essere sempre l’ultimo imprenditore, in questo caso l’agente immobiliare, a recitare la parte del cattivo. In Italia le leggi cadono sempre dall’alto: dovrebbero prima sentire le categorie e poi fare le leggi, non farle prima e poi dover sempre correggere il tiro in corsa”.

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