Lo Zibaldone è la rubrica di IVG su storie, racconti, aneddoti e scorci culturali della nostra provincia, curata da Sara Sacco.
Storie… storie… quante storie da raccontare: alcune si scoprono casualmente, altre affiorano prepotenti durante appassionanti ricerche, e poi aneddoti, ispirazioni, pensieri e parole…
Non tutti sanno che…
Solo ieri, 31 ottobre, si è celebrata la festa popolare (più o meno macabra) di origine celtica di Halloween e, come promesso qualche articolo fa quando abbiamo presentato la storia di S. Pietro in Val Varatella, l’occasione si presta per parlare di una leggenda ricca di mistero che riguarda il savonese: la leggenda del Buranco, o bocca dell’Inferno.
Riportate nel 1900 da un insegnante e bibliotecario originario di Toirano, Baccio Emanuele Maineri, forse recuperando l’atmosfera delle opere gotiche di Edgar Allan Poe di cui è ammiratore, la leggenda e altre storie del terrore si svolgono nei luoghi dove il citato torrente Varatella prende nome di Buranco, quando scorre in una profonda voragine, come anche in altre località impervie denominate “Buranchetto” o “Buranchino” nei pressi di San Pietro e nel territorio di Bardineto.
Ben presto luoghi così magici e misteriosi hanno dato origine a storie popolari ricche di eventi sovrannaturali, trasformando voragini naturali in possibili ingressi e corridoi oscuri che portavano nel mondo dell’Aldilà, ovviamente all’Inferno.
L’immagine della voragine, che ci fa subito pensare alle bolgie infernali descritte da Dante, profonda trenta metri e larga dodici, ci appare con le pareti irregolarmente circolari, come una piramide rovesciata, e ci fa immaginare nel fondo una caverna oscura che termina con la temibile apertura.
Così, un po’ per ignoranza, un po’ per furbizia e un po’ per la naturale conformazione del territorio, credenze popolari, leggende di fantasmi, diavoli e folletti si sono diffuse nell’area compresa tra Loano, Toirano, Balestrino, Borghetto e Pietra Ligure.
Non tutti sanno che… Siamo alla fine di novembre e un gruppo di cacciatori partiti da Bardineto a caccia di lepri sta attraversando i boschi del Buranco: la guida locale inizia a raccontare storie di diavoli e di spettri che vagano nella zona nelle notti senza luna. Giunto a Rocca Barbena, colto di sorpresa da una bufera, il gruppo trova riparo e ristoro in casa di un pastore. Il vecchio racconta loro alcune storie di paura legate alla sua infanzia: per esempio quando un gruppo di ragazzi originari di Toirano, come prova di coraggio, calò con una corda un loro compagno nella voragine. Impauriti da un urlo, i ragazzi tirarono su il ragazzo e lo trovarono consumato, con i capelli bruciati e la pelle incartapecorita.
In un altro racconto il pastore narra di eventi misteriosi accaduti qualche anno prima, alla vigilia del giorno dei morti: ecco comparire la moglie defunta del pastore, o meglio lo spettro avvolto in un lenzuolo che lo ammonisce, mentre fuori dalla porta compare una figura misteriosa coperta da un cappuccio da cui spuntano due corna animate come serpenti, il Diavolo in persona!
Pochi giorni dopo si narra che la bella Rosalba, fidanzata con il figlio del pastore, viene importunata da un certo Gemisto: durante una lite furibonda con un calcio Gemisto getta la ragazza in fondo alla voragine del Buranco. La ragazza viene salvata ma la fine della leggenda è tragica: Gemisto decide di suicidarsi gettandosi nel baratro.
Non tutti sanno che… Baccio Emanuele Maineri è stato anche traduttore di alcune novelle fantastiche di E. A.Poe: l’influenza dello scrittore americano fu tale che il Maineri, autore a sua volta di racconti e romanzi, fu definito “il Poe d’Italia”.
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