Liguria. Il Consiglio di Stato ha confermato la sospensione della caccia in deroga allo storno, già imposta col decreto cautelare urgente del presidente di sezione il 20 ottobre scorso e, e prima ancora con l’ordinanza del Tar Liguria dello scorso 22 settembre, che affermava come “l’istruttoria della Regione Liguria non evidenzia il pericolo di gravi danni all’agricoltura da giustificare il prelievo in deroga”.
Il ricorso iniziale era stato promosso dalle associazioni ambientaliste e per la tutela faunistica: Lega Abolizione Caccia, ENPA e LAV.
L’appello della Regione Liguria, affiancata da cinque associazioni venatorie, è stato respinto per assenza di dati sui presunti danni all’olivicoltura, risultati di fatto inesistenti.
Gli ambientalisti parlano esplicitamente di istruttoria “addomesticata” per favorire qualche cacciatore degli uccelletti, sotto le mentite spoglie della tutela dell’olivicoltura. I legali delle associazioni ambientaliste (patrocinate dallo studio Linzola di Milano) hanno infatti agevolmente argomentato davanti ai giudici del Tar “che negli ultimi 7 anni la Regione Liguria non ha mai ricevuto vere richieste di risarcimento per eventuali danni provocati dallo storno all’agricoltura; che la Regione Liguria non ha mai risarcito danni agli agricoltori per causa dello storno, né ha mai organizzato sopralluoghi per effettuare verifiche sul campo; che la Regione non avrebbe predisposto particolari forme di vigilanza sulla eventuale caccia in deroga, come richiesto dalla legge venatoria statale e dalla normativa europea”.
LAC, ENPA, e LAV ricordano “che nel 2015 e nel 2016 la Regione Liguria, con altrettante sentenze definitive, era già stata condannata dal TAR Liguria a risarcire le spese legali (per complessivi 9.000 euro) delle stesse associazioni protezionistiche per vari vizi di legittimità, sempre riguardanti delibere “disinvolte” per consentire la caccia allo storno, definitivamente annullate dai giudici amministrativi”.
“La delibera regionale stoppata prevedeva la possibilità di uccidere in Liguria 10.000 esemplari di storno, con una quota abbattibile di 10 “capi” al giorno da parte di ciascun cacciatore autorizzato. Ma si trattava di una istruttoria basata su una manciata di segnalazioni di danno alle olive presentate in prevalenza da pochi falsi agricoltori (in parte risultati cacciatori)”.
Del resto l’assessorato regionale con delega alla caccia ha negato agli ambientalisti l’accesso a tutti gli atti allegati al fascicolo della delibera oggi sospesa, forse per non far risultare i veri nomi di diversi “segnalanti armati”, una sorta di conduttori agricoli non troppo disinteressati alla doppietta, tra cui potrebbe celarsi un pezzo da 90 della politica ligure” concludono le associazioni animaliste.