Savona. Il gup Maurizio Picozzi era incompatibile perché è lo stesso giudice che ha imposto alla Procura l’imputazione coatta. Per questo motivo, stamattina, l’udienza preliminare del procedimento “bis”, quello per abusi sessuali, che vede coinvolto Alberto Bonvicini, l’ex comandante della polizia postale di Savona (oggi sospeso dal servizio) non è stata celebrata.
Adesso bisognerà attendere la fissazione di una nuova udienza preliminare davanti ad un altro giudice che, andando per esclusione (sia il gip Picozzi infatti che la collega Giorgi si sono già occupati della vicenda in altre fasi delle indagini), sarà il dottor Francesco Meloni.
In relazione all’inchiesta per abusi sessuali il pm Giovanni Battista Ferro aveva chiesto l’archiviazione – alla quale si erano opposti i legali della presunta vittima – che il giudice Maurizio Picozzi aveva respinto la richiesta di archiviazione imponendo appunto un’imputazione coatta per Bonvicini. Per questo il caso dovrà tornare in udienza preliminare dove sarà discussa la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex ispettore della polizia postale.
Bonvicini, che è assistito dall’avvocato Cesarina Barghini, si è sempre difeso dalle accuse della Procura che invece gli contestava di aver approfittato dello stato psichico di una quarantenne, con la quale il poliziotto aveva una relazione da tempo, ed approfittando di quella “situazione mentale suggestionabile ed influenzabile” l’avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale in presenza dell’amico carrozziere Mario Di Buono, indagato insieme a lui. Dopo tre perizie (due di parte e l’ultima in incidente probatorio, del dottor Giovanni Palumbo secondo cui il deficit mentale della donna “non sarebbe stato riconoscibile ad un soggetto estraneo alla donna”) però il pubblico ministero aveva appunto chiesto l’archiviazione.