Toirano. Continua l’operazione congiunta di revisione toponomastica e riscoperta della storia locale messa in atto dall’amministrazione comunale del sindaco Gianfranca Lionetti.
Lo scorso 24 settembre è ricorso il 70^ anniversario della morte di Giacomo Roba, che fu parroco di Toirano ininterrottamente per trent’anni, dal 1916 e fino al giorno della sua scomparsa. Quella di don Roba è una figura alla quale la comunità toiranese è molto legata e perciò, in concomitanza con l’importante ricorrenza celebrata dieci giorni fa, il Comune ha deciso di intitolare al prevosto la porzione di piazza San Martino antistante la canonica della parrocchia omonima. L’area è aperta al pubblico ma è di competenza della chiesa: il parroco, don Fabrizio Tonelli, ha già dato il proprio parere favorevole all’iniziativa.
Giacomo Roba nacque a Loano il 22 maggio 1879. Divenne sacerdote il 20 dicembre 1902. Fu segretario di monsignor Cattarossi, vescovo di Albenga nel 1913, e successivamente ricoprì anche gli incarichi di curato, cappellano del penitenziario e canonico di Oneglia (attuale frazione di Imperia). Divenne canonico alla cattedrale di Albenga nel 1914 e dal 1915 fu assegnato a Toirano: dapprima come economo spirituale e poi (dal 1916 fino alla sua morte, avvenuta il 24 settembre 1947) come parroco.
I biografi scrivono di lui: “Ricoprì il suo incarico nel paese in periodi particolarmente difficili: arrivò infatti durante la prima guerra mondiale, mentre era in atto un’epidemia di ‘spagnola’ che causò molte vittime fra la popolazione a causa delle precarie condizioni di vita legate alla presenza degli uomini al fronte. Gestì tutta la criticità del periodo post bellico fino al nuovo conflitto mondiale che, peraltro, vide Toirano seriamente danneggiata dal bombardamento del 12 agosto 1944. Fu proprio in questa circostanza dolorosa che Don Roba si prodigò intensamente a favore di tutte le vittime e dei superstiti, particolarmente provati dai tragici avvenimenti”.
Durante la seconda guerra mondiale fu protagonista di un episodio i”n cui manifestò coraggio ed abnegazione nei confronti dei suoi concittadini: durante il trasferimento di un partigiano prigioniero, il 30 ottobre 1944 fu ucciso un militare della Repubblica Sociale Italian. Il giorno successivo vi fu una conseguente rappresaglia da parte del presidio di stanza in località Patarello (al confine con Borghetto Santo Spirito). Il contingente radunò i cittadini inermi in piazza San Martino prospettando la fucilazione di dieci persone come contropartita per l’uccisione del militare”.
“In quell’occasione il sindaco Giuseppe Corrado contestò al comandante del plotone l’atrocità che stavano per commettere (in quanto atto disumano, cruento ed illegittimo). Poi, il primo cittadino e don Roba, chiesero al comandante di contare solo 8 persone tra i civili innocenti, in quanto loro si sarebbero offerti volontariamente. A queste parole il comandante dei militari della Rsi decise di annullare l’esecuzione”.