"giallo" pistacchio

“Murder, she did makeup”: il giallo savonese a puntate

"Rosso Pistacchio" è la rubrica al femminile di IVG: ogni martedì si parla di donne con Marzia Pistacchio

rosso pistacchio

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente.

Per alcune settimane Rosso Pistacchio si tinge di “Giallo”, con una storia a puntate illustrata da Giusi Ghioldi… ecco la prima, buona lettura!

Preparare il soffritto è come far l’amore. Gli ingredienti, alla fine, sono sempre gli stessi, eppure ci sono molte variabili che possono comprometterne il risultato. Si può essere grossolani e rudi, o delicati e leggeri, si può procedere utilizzando la forza, oppure trovando un ritmo incessante e musicale, si può essere frettolosi e disattenti, oppure annusare, toccare, guardare, assaggiare, fino a comprendere l’esatto momento in cui il patimento nell’olio è sufficiente, e si può concedere l’esplosione di sollievo con il vino.

rosso pistacchio

“Ho letto che basterebbe immergere le cipolle in acqua fresca per qualche minuto per evitare di piangere a quel modo ogni volta.”
“Lo so.” rispose Bianca tirando su col naso.
“E allora perché non lo fai?”
“Perché devo piangere. E’ necessario. Guarda lì che carneficina. Quel povero animale va prima pianto, poi celebrato con una strepitosa cottura, e poi onorato con una gran mangiata.”
Il pover’uomo in pigiama si ritrovò a fissare vermigli tocchetti di carne in una ciotola odorosa di vino rosso.
“Quindi, spiegami, ora vai a truccare la sposa con le mani che puzzeranno di soffritto? Avresti potuto cucinarlo dopo.”
Bianca Bufi, 37 anni, truccatrice, fermò il coltello a mezz’aria:
”A parte che il soffritto non puzza, e poi, mio caro sapientone, al cinghiale deve essere concesso il tempo di soffrire nel vino e di arrendersi alla cottura! Ah, mi raccomando, va girato ogni sei minuti! Non me lo fare attaccare!”
“Sai cosa ti dico? Hai più cura di quella pentola di cinghiale che di me!!”.

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Margherita, ex modella e abituata alla perfezione, era una sposa molto ansiosa, tutte le spose lo sono, ma con lei Bianca aveva dovuto utilizzare tutta la scorta di empatia in suo possesso. Alla fine della prima prova trucco, però, Margherita si era completamente affidata a lei, con un affetto che Bianca aveva trovato commovente.

Nella enorme stanza della villa, adibita per l’occasione a sala trucco, Margherita sembrava un bianco puntino tremante. Avvolta in un enorme scialle di lana candida, se ne stava rannicchiata sulla poltrona dai braccioli dorati, battendo i denti, come una bambina rinchiusa per ore in una cella frigorifera.

“Fa così freddo. Non senti freddo, Bianca? E’ questa vecchia villa che abbiamo scelto, è congelata anche a luglio! Non senti freddo, Bianca? Vuoi una tisana calda?”.

Bianca afferrò velocemente qualche batuffolo di cotone colorato dalla consolle barocca e li immerse nella tisana bollente, poi prese tra le mani il viso di Margherita, che le sembrò ancora più scarno e segnato di quando mesi prima le aveva fatto la prima prova trucco, e lo tamponò con il liquido caldo.
“Va meglio?”.

Il trucco che Margherita aveva scelto era per Bianca un trucco di semplice esecuzione: base molto cipriata, occhio anni 50, labbra rosse opache, ma non nel caso di Margherita che, solitamente, era scossa da tremori, e sempre molto agitata. Quel giorno, però, da metà trucco in poi, Margherita si era calmata molto, e Bianca aveva concluso le labbra velocemente e bene.

“Sei bellissima.” Bianca si disse che era vero, ma che c’era qualcosa di triste in quel viso che col trucco si era ancor più accentuato.
“Bianca, fammi la cortesia, vai a farti pagare dalla mamma. Sarà nella stanza accanto con i parrucchieri. Sono un po’ stanca”.
Nella stanza era tutto un brulichio di preparativi, tra camerieri in livrea, tecnici che montavano l’impianto musicale e bambini che sfuggivano alla vestizione e al parrucco forzato.
Bianca sbirciava tra le signore gonfie di lacca e bigodini, cercando di individuare quale fosse la mamma della sposa.

Poi il grido.

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“Tesoro”.
“Ah, finalmente!! Ti ho chiamato mille volte! Che devo fare col cinghiale?? Mi sembra cotto”.
“Aggiungi brodo caldo e continua a girare per almeno due ore”.
“Due ore??? Ma non vieni a casa??”.
“Temo si farà lunga”.
“Sposa in crisi??”.
“No, sposa morta. Stiamo aspettando la polizia”.
“Prima o dopo?”.
“Cosa?”.
“E’ morta prima o dopo averti pagata?”.

CONTINUA…

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“Rosso Pistacchio” è la rubrica al femminile di IVG, ogni martedì a cura di Marzia Pistacchio: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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