Lo zibaldone

La Leggenda del Santuario di Nostra Signora del Deserto a Millesimo

Lo Zibaldone è la rubrica di curiosità di IVG: ogni mercoledì storia, cultura, aneddoti, riflessioni e scoperte della nostra provincia

Zibaldone

Lo Zibaldone è la rubrica di IVG su storie, racconti, aneddoti e scorci culturali della nostra provincia, curata da Sara Sacco.
Storie… storie… quante storie da raccontare: alcune si scoprono casualmente, altre affiorano prepotenti durante appassionanti ricerche, e poi aneddoti, ispirazioni, pensieri e parole…

Non tutti sanno che…

Prendendo spunto dalla XXV Festa Nazionale del Tartufo che si è conclusa qualche giorno fa a Millesimo, rimaniamo nei pressi della cittadina valbormidese, nella frazione Deserto sulla strada che porta a Murialdo e Calizzano, per parlare di un Santuario, famoso quanto quello di Nostra Signora della Misericordia di Savona: il Santuario di Nostra Signora del Deserto, dove domenica scorsa si è celebrata la Festa della Famiglia e degli Angeli custodi.

Eppure qui non c’è mai stato un deserto! Anzi era ed è una zona ricca di acque e di sorgenti… ma procediamo con ordine.

A metà del Cinquecento, nella Valle denominata del Deserto, c’erano boschi di castagno in cui si trovavano essiccatoi dove i contadini facevano seccare le castagne su grate di legno e, sulla parete di uno di questi essiccatoi, era stata dipinta in stile tardo gotico da un anonimo, l’immagine della Madonna con il Bambino seduta su un trono e i Santi Pietro e Paolo.

Da recenti studi della dedica che si trova sull’affresco, si è scoperto che fu un sacerdote di Millesimo, un certo don Pietro Paolo David, appartenente ad una nobile famiglia proprietaria a quel tempo del terreno su cui sorgeva l’essiccatoio, a commissionare il dipinto in segno di gratitudine.

La leggenda narra che attorno al 1725 una donna si sta recando a piedi dal Marchesato di Finale fino a Ceva con il proprio figlio non vedente dalla nascita per farlo curare da un medico locale. Percorre un sentiero nel bosco giungendo infine alla Madonna del Garbazzo o Madonna delle Tre Fonti, per riposare nell’essiccatoio e per pregare l’immagine sacra prima di proseguire il viaggio.

Secondo la tradizione popolare, il mattino seguente il figlio, vedendo per la prima volta la madre, sussurra: “Mamma, come sei bella!”.

L’eco del miracolo si diffonde, da ogni luogo giungono pellegrini per pregare la Madonna e i suoi miracoli: due anni dopo, il 22 maggio 1727, la chiesetta costruita dai fedeli viene benedetta alla presenza di 5.000 persone.

Alla fine del Settecento, in epoca napoleonica, la chiesa subisce saccheggi ed incendi, ma viene ricostruita ogni volta. Nel 1818 l’effigie della sola Vergine viene staccata dal muro dell’essiccatoio e posta nella nicchia marmorea sopra l’altare maggiore. Nel corso del secolo il numero dei fedeli cresce così costantemente che, per mancanza di spazio, si decide di costruire un edificio religioso più ampio, un santuario a croce greca divisa in tre navate (1867-1880). La decorazione degli interni prosegue tra il 1946 e il 1952 quando il maestro Migliorati viene incaricato di dipingere l’abside con scene della vita della Vergine Maria.

Non tutti sanno che… nel 1855 i fratelli Agati di Pistoia costruirono un organo destinato al Santuario di Savona ma, nel 1927, lo strumento fu venduto alla parrocchia di Millesimo e poi, a causa delle dimensioni, comprato proprio dal Santuario del Deserto.

Non tutti sanno che… a seguito del restauro del 1964, è possibile osservare il volto della Vergine ponendo attenzione a una curiosità: gli occhi della Madonna seguono sempre chi ammira il suo volto.

Lo Zibaldone è la rubrica settimanale di IVG su storia e cultura savonese, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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