Pontinvrea. Il post del primo cittadino di Pontinvrea Matteo Camiciottoli è finito nel mirino della Procura che ha aperto un fascicolo “modello 45” per fare luce sulla vicenda. Per il momento, quindi, nei confronti del sindaco non è stata formalizzata nessuna accusa, ma le sue dichiarazioni sugli stupri di Rimini sono finite sul registro degli “atti che non costituiscono una notizia di reato”.
Toccherà quindi agli inquirenti, coordinati dal Procuratore Sandro Ausiello, accertare se nella condotta del sindaco possano esserci i presupposti per imputargli una violazione di legge oppure archiaviare il caso. Il post che Camiciottoli ha pubblicato su Facebook (nel quale proponeva di dare al capo del branco degli stupratori di Rimini i domiciliari a casa del presidente della Camera Laura Boldrini) non solo ha sollevato un clamore mediatico notevole e un coro di proteste in tutta Italia, ma ora rischia di finire anche davanti ad un giudice. Così, mentre le critiche sul sindaco di Pontinvrea continuano a piovere da avversari politici, associazioni, ma anche da comuni cittadini, le sue parole nelle prossime settimane saranno attentamente vagliate anche dagli investigatori.
Da parte sua, questa mattina, Camiciottoli si era giustificato: “Non rinnego niente del mio post tranne la parte in cui scrivevo ‘chissà che non le metta il sorriso’: su una pagina ufficiale non l’avrei mai scritto mentre sulla mia da libero cittadino ‘esagerando’ l’ho scritto”.
Camiciottoli ha anche spiegato di “non capire” il clamore suscitato dal post che ha avuto anche reazioni istituzionali: il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha chiesto al prefetto di Savona Giorgio Manari di monitorare il primo cittadino del paesino savonese. Camiciottoli, che ha anche spontaneamente cercato Manari per chiarire, ha precisato: “Strano che Minniti chieda al Prefetto di monitorare questo pericoloso estremista e non abbia detto nulla sulle esternazioni gioiose del sindaco di Firenze quando ‘scherzosamente’ subito dopo l’attentato di Barcellona (dove hanno perso la vita tante persone tra cui degli italiani) gridava Allah Akbar”.
Anche un altro ministro, quello della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli, si è scagliato contro Camiciottoli chiedendo in un’intervista le pubbliche scuse del sindaco. “In coerenza sono pronto a farlo – ribatte lui – se Lei chiede scusa a sua volta e si dimette per aver mentito al popolo italiano” (il riferimento è alla vicenda del titolo di studio del ministro, ndr). Mentre alla consigliera regionale Raffaella Paita, che ieri ne aveva invocato le dimissioni da primo cittadino (“Non merita di stare nelle istituzioni”), suggerisce: “Chieda prima per coerenza le dimissioni dal suo partito di Renzi, che ha deriso una signora anziana che voleva solo i suoi risparmi”. Richiesta di dimissioni è arrivata anche da Luca Pastorino, deputato ligure di Possibile: “Deve immediatamente lasciare il ruolo di coordinatore Anci piccoli Comuni della Liguria. Dopo le sue parole sulla presidente della Camera Boldrini non può conservare questo incarico per evidente mancanza del senso delle istituzioni. E mi aspetto che anche l’Associazione nazionale piccoli Comuni (Anpci) prenda le distanze: è stato un errore la nomina, ma sarebbe clamoroso se non lasciasse l’incarico dopo quelle parole inaccettabili”.
Altro attacco “eccellente”, sebbene non istituzionale, era stato quello di Enrico Mentana: il celebre giornalista, senza mezzi termini, ha definito Camiciottoli “un cretino”. Il sindaco, però, non getta la spugna e anzi rilancia: nelle ultime ore sulla sua pagina Facebook ha pubblicato diversi articoli che ripercorrono le battaglie portate avanti in questi anni, ad esempio contro l’Imu o contro le slot machines. “Quelli che mi insultano sono uomini piccoli, persone insignificanti – scrive – E a tutti dico: mettetevi in gioco e fate un decimo di quello che ho fatto io. Ma voi dove eravate quando manifestavamo contro la mafia dell’azzardo?”.